Roma è una città malata. Abituata da sempre alla sua bellezza. Al punto quasi di non accorgersene più. Incline, quasi naturalmente, ad una confusione che dopo averla protetta da tempo la sta soffocando. Anche per questo le proteste che di tanto in tanto si levano da parte di categorie, associazioni, semplici cittadini, rimangono quasi sempre senza risposta. Concreta. E’ così che i problemi di ieri sono diventati quelli di oggi. E, probabilmente saranno quelli di domani. Criticità, piccole e grandi, sclerotizzate. Il traffico, i disservizi di ogni tipo, i rifiuti, la sicurezza, l’occupazione, l’ambiente. E il patrimonio artistico-storico-archeologico. Immenso. Dal centro alle più remote periferie. Pezzi di storia, recintati o meno, quasi tumulati tra le auto che passano, tra i palazzi che delimitano isolati. Qualche volta all’interno di parchi. Sempre, resti di architetture, derubricati a funghi pittoreschi. Spesso privi di qualsiasi pannellistica che fornisca almeno qualche indicazione. Soldi da impegnare, ripetono dalle Soprintendenze e dal Mibac, non ce ne sono. L’esiguo budget serve ad altro. Ma intanto anche nell’area centrale della Città antica, quella dei Fori imperiali per intenderci, la rovina prosegue. Anche per quei monumenti per i quali ci sono le risorse. Come accade al Colosseo, forte dei 25milioni di euro stanziati da Mister Tod’s, Diego Della valle. In attesa della decisione del Tar sull’appalto vinto dalla Gherardi. Decisione che in ogni caso spinge ancora più in avanti l’avvio dei lavori di restauro.
Nel frattempo il Colosseo continua a riempire le pagine dei quotidiani. A fare notizia. Nella maniera peggiore. Da un lato notizie di piccoli cedimenti. Smentite dalla Sovrintendenza comunale. Dall’altro la querelle sulla recinzione da alzare intorno al monumento. A una distanza di sicurezza accertata. Le opposte fazioni? La Soprintendenza statale e il Campidoglio. Il secondo preoccupato dai pericoli corsi dai turisti in visita all’Anfiteatro Flavio. E per questo intenzionato a chiedere ulteriori verifiche sulla “zona rossa”. La prima seccata da un’ingerenza inaspettata.
Per ora la recinzione è stata sistemata ad includere l’intera area compresa tra la struttura antica e il marciapiede lungo via dei Fori imperiali. Circostanza questa che provoca non pochi disagi ai pedoni che transitano nell’area. Disagi che potrebbero aumentare fra un mese quando si avvieranno i cantieri della Metro C.
Ognuno ha un po’ di ragione. Tutti hanno un po’ di torto. Roma continua a essere ammalata anche per questo. Per l’incapacità di molte istituzioni di realizzare operazioni che non divengano spot. Per la propensione a giocare in maniera tutt’altro che neutrale la maggior parte degli incontri.
Il Colosseo nella sua storia bimillenaria è stato spettatore di ogni tipo di circostanze. Ha visto mutare il suo intorno in maniera rapida. Persino violenta.
L’immagine di “pace” descritta, nel 1835, dal Belli in uno dei sonetti dedicati al Colosseo è stata obliterata dallo scomposto caos moderno. Molto altro si è trasformato. Ma non la sua dignità. Di Monumento simbolo della Città. Della Storia di una Civiltà. Da qualche tempo si ha la sensazione che ad essere in pericolo non sia soltanto la “tenuta” del Colosseo. Ma anche la sua immagine. Quindi Roma stessa.