Lionel Barber, direttore del quotidiano finanziario, ha annunciato che il nuovo piano 'digital first' dovrebbe portare a un risparmio di 1,6 milioni di sterline solo nel 2013. La criticità resta la raccolta pubblicitaria e la sopravvivenza. "Transizione non facile ma obbligata"
Anche il Financial Times si converte al digitale. A differenza di quella annunciata poche settimane fa da Newsweek, la svolta sarà parziale: il quotidiano finanziario londinese non abbandonerà del tutto la carta. Ma la nuova strategia della testata, annunciata dal direttore Lionel Barber in una lettera ai giornalisti, sarà “digital-first”, prima il digitale: l’edizione online farà da traino a quella cartacea. Una rivoluzione, definita dallo stesso Barber “un grande cambiamento culturale”.
“Dobbiamo renderci conto – scrive il direttore nella lettera, pubblicata dal Guardian – che lavoreremo in primo luogo per una piattaforma digitale, e solo in seconda battuta per un giornale di carta”. La novità non sarà indolore, ma si accompagnerà a “ulteriori cambiamenti strutturali”: in pratica, il Ft prevede di tagliare 35 giornalisti, inizialmente attraverso incentivi all’uscita volontaria, in base a una trattativa che verrà avviata con i sindacati britannici. Per il rilancio della testata saranno poi assunti 10 nuovi colleghi, specializzati sull’online. Il piano, secondo i calcoli, dovrebbe portare a un risparmio di 1,6 milioni di sterline solo nel 2013. Per il quotidiano della City adattarsi alle nuove esigenze dei lettori è questione di sopravvivenza. Le abitudini di fruizione stanno cambiando rapidamente, e lo provano i numeri: il 25% del traffico sul sito del Ft, ad esempio, viene effettuato attraverso i dispositivi mobili.
“Non cambiare per noi sarebbe molto rischioso – scrive Barber .- Naturalmente, resteremo fedeli alle regole del buon giornalismo: analisi profonde e originali, basate su più fonti e con un occhio particolare per gli scoop. Dobbiamo però riconoscere che internet ha cambiato l’offerta e la fruizione delle informazioni. Così stiamo passando da un modello di business centrato sulle notizie a un altro basato sulle reti”. L’annuncio di Barber, per quanto significativo, non arriva a sorpresa: da anni il numero dei lettori online del Financial Times è andato aumentando, fino a superare nel settembre 2012 il numero degli abbonati all’edizione cartacea. Sul fronte dell’accesso ai contenuti, il quotidiano finanziario inglese ha sposato la linea del pagamento “metered mode”: un metodo a consumo, che permette di registrarsi gratis e leggere un numero limitato di articoli, massimo otto, senza pagare. Una scelta analoga a quella del New York Times, che ha introdotto un paywall, un sistema di pagamento per i contenuti online, che mette a disposizione gratuitamente i primi dieci articoli. Un altro grande quotidiano, il Guardian, ha scelto di continuare a offrire tutti gli articoli sul sito in forma gratuita; mentre il suo diretto concorrente, il Times, ha scelto di far pagare per tutti i contenuti. Con l’introduzione del paywall sono aumentati gli abbonamenti, sia per il Ft che per il Nyt (che ne conta circa 566mila), ma non la raccolta pubblicitaria online: e questa resta la criticità maggiore.
La questione su quale sia il metodo ideale resta aperta: di certo c’è che il futuro delle più autorevoli testate d’informazione passa dalla loro capacità di gestire il passaggio all’online. Per ora il Financial Times ha deciso di riorganizzare il lavoro, principalmente spostando risorse dalla carta all’online: nella mail ai dipendenti, Barber indica otto proposte dettagliate su come mettere in pratica il piano, tra cui un utilizzo più mirato dei corrispondenti e una selezione più stringente delle notizie da pubblicare. Nel 2013 saranno poi lanciati “nuovi prodotti online, come ‘Fast FT’, dedicato ai mercati, e l’app Weekend FT”. La scommessa digitale sarà sostenuta finanziariamente, secondo fonti di stampa, dalla società proprietaria del quotidiano, la Pearson, che di recente aveva smentito le voci su una possibile cessione della testata. “La transizione non sarà facile – ammette il direttore nella lettera ai dipendenti – ma siamo obbligati a fare tutti i passi necessari per far sì che il Ft si confermi in futuro come una delle più grandi realtà giornalistiche del mondo”.