Favori in cambio di sesso negli uffici del Tribunale di Roma. Il pubblico ministero Roberto Staffa è stato arrestato dai carabinieri su ordine del giudice per le indagini preliminari di Perugia competente per i reati commessi da magistrati romani, su richiesta della procura. Lunga la lista dei reati contestati alla toga: concussione, corruzione e rivelazione di segreto d’ufficio, concretizzatosi secondo gli investigatori in “favori” fatti dal magistrato.

Gli accertamenti sono partiti proprio da una segnalazione della procura di Roma circa comportamenti anomali di Staffa. Il pm, recentemente, non era stato riconfermato nel pool della Direzione distrettuale antimafia. La notizia dell’esecuzione della misura cautelare ha provocato sconcerto a piazzale Clodio, proprio perché il magistrato avrebbe anche consumato alcuni dei rapporti sessuali nel suo ufficio. Alcuni incontri a luci rosse sarebbero avvenuti proprio nella stanza di Staffa al quarto piano della palazzina B della Procura di Roma. La toga, secondo il Corriere e il Messaggero, sarebbe stata filmata anche in compagnia di alcuni trans. Il provvedimento sarebbe stato deciso dopo mesi di indagini con microspie e telecamere piazzate nella stanza che avrebbero permesso di raccogliere indizi. A mettere nei guai Staffa sono state le dichiarazioni fatte un anno e mezzo fa da un transessuale fermato a Roma nel corso di una operazione anti prostituzione. Il viado ha riferito di aver avuto favori in cambio di sesso da parte del magistrato. Da qui le indagini coordinate per competenza dalla procura di Perugia, che attraverso l’uso di telecamere nell’ufficio del pm, avrebbe trovato i riscontri alle accuse. In particolare una telecamera nascosta nel suo ufficio lo avrebbe ripreso mentre consumava un rapporto sessuale con una persona legata ad un indagato.

Il pm Staffa era approdato alla procura di Roma circa 15 anni fa dopo una importante esperienza professionale come presidente della corte d’assise di Venezia. In tale veste, nel ’97, condanno’ a 19 anni di reclusione l’ex boss della banda del Brenta, Felice Maniero per 9 omicidi. La prima inchiesta importante nella capitale che regalò una certa notorietà a Staffa fu quella sugli aborti clandestini avvenuti presso la clinica Villa Gina e che culminò con numerosi arresti, tra cui quelli del professor Ilio Spallone e del nipote Marcello, figlio di Mario, che fu il medico di Togliatti. A medici e paramedici, Staffa contestava l’omicidio di feti (tritati o soffocati) giunti anche all’ottavo mese di gestazione. Successivamente il pm si è occupato dei reati sulla persona (violenze sessuali, maltrattamenti in famiglia, riduzioni in schiavitù) e di violazione delle legge sugli stupefacenti, come magistrato della Dda. Per un periodo relativamente breve Staffa ha fatto anche parte del ‘pool’ di magistrati che ha indagato sulla scomparsa di Emanuela Orlandi, la 15enne sparita a Roma in circostanze misteriose il 22 giugno del 1983.

Il nome di Staffa, inoltre, comparve tra i firmatari dell”affidavit’ redatto da alcuni notabili triestini in difesa dell’imprenditore Alessandro Moncini, industriale dei pneumatici arrestato per pedopornografia all’aeroporto di New York nel 1988. Moncini fu poi condannato in un processo tenutosi davanti al Tribunale di Los Angeles a un anno e un giorno di carcere. Ma quella lettera di ”affidavit” giunta davanti al giudice americano (che peraltro non fu tenuta in considerazione) rappresento’ un ‘boomerang’ per Staffa in quanto il Csm, ritenuto inopportuno quel gesto, avviò una procedura di trasferimento nei suoi confronti: cosi’ il magistrato da Trieste fu inviato a Venezia nel maggio del 1989. 

“Roberto Staffa è un galantuomo che si è sempre dedicato al lavoro”, afferma l’avvocato Salvatore Volpe, difensore del magistrato arrestato. “E’ un magistrato che ha sempre anteposto il dovere e gli impegni professionali alle esigenze personali. Dubito fortemente delle accuse che sono mosse a suo carico”.

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