Economia & Lobby

Il limbo pre-elettorale frena Finmeccanica che congela le dismissioni

La partita sul gruppo della difesa si fa ormai esclusivamente politica. Sul piatto non ci sono solo i 15 miliardi per l’acquisto dei caccia F-35, ma la strategia industriale del Pd critico sulla dura cura dimagrante imposta al gruppo

Fumata nera per la cessione di Ansaldo Energia. Nessuna offerta vincolante è giunta al cda di oggi della controllante Finmeccanica. Tutto rimandato di qualche settimana, “forse mesi”, spiega una fonte vicina alla vicenda. La tempistica è importante perché in mezzo si svolgeranno le elezioni.  In corsa per il gioiellino italiano sarebbero rimaste Siemens, i coreani Samsung e Doosan e Cassa depositi e Prestiti che non esclude di proporsi come partner istituzionale di uno dei due contendenti. Già nella mattinata i rumors parlavano di rinvii. Immediata la reazione del titolo in Borsa che ha lasciato sul terreno il 3,2 per cento.

“Faremo cessioni per 1 miliardo di euro entro l’anno”, aveva promesso il presidente e amministratore delegato Giuseppe Orsi. Il 2012 è finito e in porto è andata solo la vendita del 14% di Avio (260 milioni). Al mercato non basta, tanto che venerdì Standard & Poor’s ha bocciato il giudizio sul merito di credito del gruppo della difesa portandolo a junk “spazzatura”. 

Complici del calo di oggi in Borsa sono state anche le parole del segretario del Pd, Pier Luigi Bersani: “Bisogna assolutamente rivedere e limitare le spese militari degli F35. La nostra priorità non sono i caccia ma il lavoro”. La partita, infatti, non è finanziaria ma politica. Sul piatto non ci sono “solo” i 15 miliardi per l’acquisto dei caccia F-35, costruiti in parte da Finmeccanica, al centro è la strategia industriale del Pd critico sulla dura cura dimagrante imposta al gruppo.

“Se si vende un’industria sana del calibro di Ansaldo Energia ai concorrenti stranieri come i tedeschi di Siemens, solo per un problema di cassa, allora non ci stiamo”, ha detto al Fattoquotidiano.it Francesco Boccia, Coordinatore delle commissioni economiche del Gruppo Pd alla Camera e molto ascoltato da Bersani. “Se il gruppo ha bisogno di liquidità si può pensare a una soluzione di sistema con l’intervento della Cassa depositi e prestiti, in grado anche di finanziare un eventuale piano di investimenti”, aggiunge l’economista. Già sotto il governo Monti il centrosinistra si era opposto senza successo al piano cessioni. Con un eventuale governo di centrosinistra potrebbe passare una linea diversa.

In ballo ci sono anche diverse poltrone. Prima fra tutti quella dell’attuale presidente e ad Orsi al centro di un’indagine per tangenti internazionali. Oggi, nelle sale operative, sono circolati diversi rumors secondo cui a sostituire Orsi sarebbe in pole position Corrado Passera, ministro dello sviluppo economico ed ex a.d. di Intesa Sanpaolo, già in passato sbandieratore della difesa dell’“italianità” in operazioni di indubbio insuccesso come il caso Alitalia. “Prematuro parlarne. Ma qualunque sia il colore del prossimo governo è necessario un profondo turn over. Abbiamo capi di gabinetto lì da 20 anni. Non si tratta di semplice restyling ma di una ventata di aria fresca”, conclude Boccia.