Ci sono "incertezze sul futuro" che gravano sul destino dell’European Brain Research Institute. "L'ultima legge di stabilità ci assegna fondi pari a 800 mila euro l’anno per i prossimi 3 anni. Gli istituti internazionali come il nostro all’estero possono contare su centinaia di milioni. All’Ebri servirebbe uno 'zoccolo duro' di almeno 3 milioni di euro l’anno" spiega il presidente Giuseppe Nisticò
Un appello per la ricerca e per rispettare la figura di Rita Levi Montalcini. Ci sono “incertezze sul futuro” che gravano sul destino dell’Ebri (European Brain Research Institute), l’Istituto di ricerca sul cervello fondato dal premio Nobel per la Medicina scomparsa lo scorso 30 dicembre. “L’ultima legge di stabilità ci assegna fondi pari a 800 mila euro l’anno per i prossimi 3 anni. Gli istituti internazionali come il nostro all’estero possono contare su centinaia di milioni di finanziamenti. All’Ebri servirebbe uno ‘zoccolo duro’ di almeno 3 milioni di euro l’anno. Al resto, poi, ci penseremo noi”. E’ l’appello lanciato da Giuseppe Nisticò, presidente dell’Ebri, a quasi un mese dall’addio alla sua fondatrice, “alla quale, probabilmente durante il prossimo consiglio di amministrazione – annuncia all’Adnkronos Salute – intitoleremo questo istituto, che presto si chiamerà dunque Rita Levi Montalcini Institute”.
Fra le finalità dell’Ebri ci sono lo studio degli eventi molecolari coinvolti nella plasticità sinaptica alla base della memoria e dell’apprendimento, le basi molecolari di malattie neurodegenerative di estrema rilevanza sociale e medica, come Alzheimer e Parkinson, e approfondire il ruolo e le potenziali applicazioni del fattore di crescita nervoso (Nerve Growth Factor, Ngf), la scoperta che è valsa alla Montalcini il riconoscimento scientifico più importante al mondo. Ma per Nisticò, “i fondi assegnati attualmente all’Ebri non sono sufficienti per garantirne la stabilità. Per essere competitivi, portare avanti i nostri progetti, incluso quello per il rientro di cervelli italiani emigrati all’estero, e consolidare il nostro lavoro – evidenzia – avremmo bisogno di almeno 3 milioni di euro annui. Lancio dunque un appello al futuro governo e al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, anche in funzione del rapporto di stima e fiducia che aveva con la professoressa Montalcini. Sono fiducioso che una soluzione si possa trovare”.