La Universal Volley ha ufficializzato il proprio ritiro dal campionato di Serie A1 di volley femminile. E' il secondo abbandono in corsa, dopo quello dell’Icos Crema, che rende evidente la crisi profonda di tutto un movimento
Modena getta la spugna. Dopo un tira e molla durato settimane, l’Universal Volley ha ufficializzato il proprio ritiro dal campionato di Serie A1 di pallavolo femminile. E’ il secondo abbandono in corsa, dopo quello dell’Icos Crema. E stavolta il campionato perde uno dei suoi protagonisti di primo piano: la squadra terza in classifica, in una città simbolo della pallavolo italiana, con i suoi 34 scudetti e 5 Champions League tra maschile e femminile. L’annuncio è arrivato nella serata di ieri, con un comunicato che ha messo fine alle speranze di giocatrici e tifosi. “A seguito dei recentissimi accadimenti, poiché le risorse finanziarie delle società sono insufficienti per sostenere il budget del club, l’organo amministrativo ha deciso di ritirare la squadra dal campionato nazionale di Serie A1 femminile“, si legge sul sito della società.
Difficile stabilire di chi sia la colpa. Degli sponsor che non hanno mantenuto la parola, delle scelte poco oculate della società, anche del terremoto che ha sconvolto l’Emilia nel 2012 mandando in depressione il territorio. Il presidente dell’Universal, Rino Astarita, è pronto a raccontare la sua verità: “Sto preparando una memoria per far sapere a tutti quello che ci è successo nell’ultimo anno” ha detto al fattoquotidiano.it. Intanto se la prende con quelle aziende che gli avevano promesso dei soldi e che al momento decisivo si sono tirate indietro, la Datch e la Assicuratrice Milanese. Domenica scorsa le giocatrici di Modena avevano anche inscenato una singolare protesta, coprendo con del nastro isolante i nomi dei due sponsor. Astarita punta il dito soprattutto contro la Datch: “Eravamo d’accordo che avremmo cominciato il rapporto di sponsorizzazione a titolo gratuito e poi nel 2013 lo avremmo trasformato in oneroso. Avevamo anche parlato di due proposte: rimanere ‘main sponsor‘ al costo di 300mila euro o diventare ‘title sponsor‘ per 500mila euro”. Con questi soldi sarebbe stato possibile almeno finire la stagione. Per questo la rabbia del presidente non si placa: “Ci hanno preso in giro: per quattro mesi hanno goduto della nostra pubblicità e poi ci hanno mollato”. Ma la Datch non ha mai firmato nessun contratto, e quindi legalmente non era vincolata a diventare sponsor pagante: “Sono stato un pirla, a 66 anni non si possono commettere simili ingenuità” è stato il mea culpa di Astarita.
Per questo (e per le difficoltà economiche che Modena aveva già attraversato l’anno scorso) viene il dubbio che forse, a inizio stagione, si sarebbe potuto agire diversamente: contare solo sulle risorse effettivamente a disposizione, magari ridimensionando il progetto, ma con la certezza di finire la stagione. Adesso è tardi per le recriminazioni. Come ha confermato il presidente Astarita, “per l’Universal è davvero finita”. Anche se da inguaribile sognatore ha aggiunto: “La speranza è l’ultima a morire”. E ha svelato. “Ieri sera, ad esempio, avevo ricevuto un messaggio di una persona che mi chiedeva cosa servisse per andare avanti, e avevamo fissato un appuntamento. Ma stamattina non si presentato. Il mio numero comunque ce l’hanno tutti: se qualcuno vuole salvare il volley a Modena non è mai troppo tardi”.
Ma ci vorrebbe un miracolo. In caso contrario, nei prossimi giorni l’assemblea dei soci delibererà la procedura di scioglimento e di messa in liquidazione volontaria della società. E – come recita il comunicato – “intraprenderà azioni legali contro gli sponsor che non hanno adempiuto o solo parzialmente adempiuto agli impegni”. Intanto la Lega deve fare i conti con una situazione critica: in Serie A1, delle 12 squadre iscritte ne restano solo 10. La crisi del volley italiano, a livello di club, è sempre più evidente. E del resto non è neanche una novità: era già successo l’anno scorso che una squadra (Conegliano) si ritirasse a metà stagione. E quest’estate, proprio per dare ossigeno alle società in apnea, la Lega maschile aveva deciso di bloccare le retrocessioni per due anni: una misura discussa ma probabilmente necessaria, alla luce di quanto successo nel campionato femminile. Che perde i pezzi.
Crema ha detto addio lo scorso 10 gennaio. Ora tocca a Modena, che stasera disputerà il suo ultimo match ufficiale. In Challenge Cup (la terza competizione internazionale in ordine di importanza), contro l’Ankara, per il ritorno degli ottavi di finale. In un primo momento sembrava che la partita fosse stata annullata. Poi la società ha fatto marcia indietro: un atto di buon senso, su esplicita richiesta del presidente della FederVolley Carlo Magri, per evitare ulteriori sanzioni a se stessi e al movimento italiano. In cambio di quest’ultimo sacrificio, Astarita chiede che almeno venga concessa una deroga alle sue giocatrici, per potersi trasferire già quest’anno in un’altra squadra e non rimanere disoccupate. “Per non aggiungere al male altro male”, dice. Così stasera la partita si farà. Con il paradosso che in campo scenderà una squadra che di fatto non esiste più. E che se le ragazze di coach Cuello dovessero fare l’impresa e ribaltare il 3-1 dell’andata, l’Universal si qualificherebbe addirittura per i quarti di coppa. Verosimile, allora, che oggi Modena giochi solo per congedarsi dai suoi tifosi. E per perdere. “Ma io non chiederò mai alla mia squadra di farlo”, ribatte Astarita, con un sussulto di orgoglio. “La città non si merita anche questo. Giocheremo per vincere, come abbiamo sempre fatto. Poi sarà quel che sarà”.