Padre e zio della futura onorevole, avvocato, incensurata, sono stati soci in aziende di costruzione con Alfredo Cicala, ex sindaco di Melito (Napoli) negli anni novanta, poi segretario della Margherita, arrestato e condannato per associazione camorristica, braccio politico imprenditoriale del potente clan Di Lauro
Un plebiscito. E’ quello riservato alla trentenne Michela Rostan nelle parlamentarie del Pd, settima in lista e sicura deputata. Lei, avvocato, incensurato e limpido il suo profilo, deve fare i conti con le relazioni pericolose dei suoi più stretti familiari. L’aspirante al seggio in Parlamento (nella foto tratta da Facebook) al fattoquotidiano.it ha spiegato: “Non rilascio interviste su questi argomenti” anche se nei giorni scorsi aveva detto a Repubblica: “Sono orgogliosa del mio cognome”.
Padre e zio della futura onorevole sono stati soci in aziende di costruzione con Alfredo Cicala, ex sindaco di Melito (Napoli) negli anni novanta, poi segretario della Margherita, arrestato e condannato per associazione camorristica, braccio politico imprenditoriale del potente clan Di Lauro, soldi e sangue nella guerra per il controllo del traffico di droga. Per capire chi è Cicala basta rileggere le dichiarazioni del pentito di camorra Maurizio Prestieri nell’interrogatorio del 24 aprile 2008: “A mio avviso si tratta di un vero e proprio affiliato al clan Di Lauro anche perché l’ho visto alcune volte nelle abitazioni ove il Di Lauro Paolo si appoggiava e alle quali io avevo accesso (…) l’80% delle costruzioni edificate a Melito era realizzato con il sovvenzionamento del clan Di Lauro che aveva liquidità a fiumi (…)”. Lo zio di Michela Rostan, Giuseppe è indagato dalla Dda di Napoli in una inchiesta su una lottizzazione che la Procura ritiene abusiva. Tra gli altri indagati c’è proprio Alfredo Cicala, al quale viene contestata l’aggravante di aver favorito con quell’affare proprio il clan Di Lauro. Rostan e Cicala risultano soci nella immobiliare Melitese srl, posta sotto sequestro nell’ottobre 2011 e poi dissequestrata dal Tribunale del Riesame. Le quote di Cicala, invece, erano già andate in confisca nell’iter giudiziario che ha riguardato l’ex sindaco.
Emilio Rostan, il padre della futura deputata, si era candidato nel 2006 alle comunali a Napoli per i democratici di sinistra senza successo. “Sono iscritto al Pd – racconta papà Rostan al Fattoquotidiano.it – e ho partecipato alle primarie dei parlamentari per sostenere mia figlia, siamo una famiglia di persone perbene. Mio fratello Giuseppe ha fatto il consigliere comunale a Napoli in passato, voluto da Bassolino e Cozzolino. Ora è indagato dalla Dda, ma non c’è stato neanche il rinvio a giudizio, il Riesame ha dissequestrato tutto”. Emilio Rostan attacca Bernardino Tuccillo, impegnato da anni in una battaglia di legalità, già sindaco di Melito e ora assessore nella giunta De Magistris: “ Negli anni novanta la famiglia Tuccillo ha avuto le case condonate da Alfredo Cicala”. E Tuccillo replica così: “Io, a differenza di Rostan, non ho mai avuto rapporti societari con Cicala, mio avversario, come emerge dagli atti processuali. Il condono? Una vicenda di oltre venti anni fa, riguardante la casa di mia madre che ha pagato il dovuto e rispettato le regole”.
I presunti affari di Emilio Rostan con Alfredo Cicala risalgono al 2005; il comune di Melito viene sciolto per infiltrazioni camorristiche, il sindaco è Giampiero Di Gennaro, oggi nell’ufficio di gabinetto dell’attuale primo cittadino Venanzio Carpentieri. Il vero ras politico, emerge dalla relazione, è Alfredo Cicala, espressione dei clan di zona. Nonostante tutto Emilio Rostan resta in affari con Cicala che poi verrà, nel procedimento penale, condannato a cinque anni di reclusione. Nel 2007 scattano i sequestri, sotto chiave beni per un valore di 90 milioni di euro. La magistratura mette i sigilli anche alle società di Cicala. Vengono sequestrate le quote, il 34% della Drc srl, oggi in liquidazione. Un’altra quota della Drc era detenuta proprio da Emilio Rostan che decide di comprare dallo stato la quota di Cicala, dopo la definitiva confisca. Sigilli anche per il 33% della Erika immobiliare srl, ancora attiva, quota oggi gestita dal custode giudiziario. Nella Erika, tra gli altri soci, c’è Emilio Rostan, che resta tra i proprietari della srl. Niente di penale per Emilio Rostan, ma pesa politicamente quel sodale in affari, rimasto socio nonostante le indagini a suo carico. “ Cicala? – si difende Emilio Rostan – da lui ho preso le distanze. Ho anche raccontato, nel 2003, ai carabinieri le frequentazioni bruttissime di Cicala”. I fatti dicono che Rostan, però, non vende le quote e resta in società con l’ex sindaco fino al 2007, quando arrivano i sequestri a carico di Cicala. “Lei non capisce niente – si scalda papà Rostan – i giornalisti fanno un danno alla società. Scusi, ma come facevo a vendere le mie quote, chi le comprava?”. Misteri del cemento mentre Melito è pronta a festeggiare la sua nuova deputata.
Politicamente, la famiglia Rostan conta a Melito: Michela ha raccolto 1872 voti su 2018 votanti; in totale ha avuto 5728 voti. I suoi legali avevano inviato una lettera di diffida ai giornali che avevano evidenziato presunte irregolarità delle consultazioni. Sulla regolarità del voto a Melito aveva presentato un ricorso, poi respinto, la senatrice uscente del Pd Anna Maria Carloni, moglie dell’ex presidente Antonio Bassolino.