“Lo conosco bene il presidente Alessandro Profumo, è di Genova come me”. Giacca blu, pantaloni grigi con la piega, scarpa lucida, l’azionista Giuseppe Piero Grillo mantiene la promessa: si presenta all’assemblea del Monte dei Paschi vestito bene, senza parolacce e con toni colloquiali. Poi parte la botta, sottovoce: “Lo conosco bene, è completamente inadeguato a guidare questa banca, perché è indagato per frode fiscale”. Poi gli chiede una vera inchiesta “sullo scempio”. “Deve dircelo il Pd dove sono finiti i soldi. Qui sono stati bruciati 14 miliardi”. Profumo lo interrompe: “Poi ci dirà da dove ha preso questo dato”. “Glielo dico, glielo dico, se non sono 14 miliardi saranno 13 miliardi e 800. La platea degli azionisti è scettica come da tradizione, sulla difensiva rispetto a chi viene a parlare della banca da fuori. Un anziano contesta Grillo quando rivendica che la banca più antica del mondo è la San Giorgio di Genova. Lui, morbido, gli dà ragione. Cerca l’abbraccio con i senesi furenti. L’applauso scatta, scrosciante, quando dipinge la figura dell’ex presidente Giuseppe Mussari, l’astro dei derivati: “Una volta ci ho parlato, di banca non sa niente”. Tripudio. L’azionista Giuseppe Piero Grillo chiude in anticipo rispetto ai 10 minuti concessi a ogni intervento, se ne dicendo che anziché dare al Monte 3,9 miliardi dei contribuenti bisognava lasciarlo fallire: “Sennò che mercato è?”.
Appena fuori della sala lo aspettano al varco gli azionisti dipendenti. Uno con il distintivo della Cgil all’occhiello critica i toni troppo critici, lo accusa di contribuire al disastro con i suoi allarmi. Lo attaccano: “Tu ci vuoi far fallire, ma questa banca è il nostro lavoro, la nostra vita, noi abbiamo famiglie, figli disoccupati che non riescono ad andarsene di casa”, lo apostrofa una battagliera direttrice di filiale. Grillo le sorride: “Ma come, ho parlato piano piano, non ho mai urlato, io sono dalla vostra parte, non sono mica io che sto licenziando 4 mila di voi, è Profumo”. La signora ammette: “E’ vero, qui non ci fanno più lavorare, non siamo più autorizzati a gestire i clienti come vogliamo, dobbiamo chiedere il permesso per tutto”. Si sfoga. Grillo la ascolta paterno, le sorride, alla fine riesce a convincerla che non è lui il nemico dei 31mila dipendenti spaventati del Monte dei Paschi. Partita per aggredirlo la signora lo abbraccia e lo bacia. Chi sperava che l’assalto di Grillo venisse respinto dalla Vandea popolare per amor del Monte è rimasto deluso.