I centri sociali di Bologna manifestano uniti contro lo sgombero di alcuni giorni fa, poi il blitz nell'ex convento di Santa Marta, ini via Torleone sempre in centro città. Sfilano anche i politici. In prima fila, i vendoliani Latorre e il candidato alla Camera, futuro parlamentare, Giovanni Paglia
In 500 al corteo di Bartleby. Dopo lo sgombero di alcuni giorni fa i militanti e gli attivisti dell’ormai ex spazio occupato di via San Petronio Vecchio scendono in piazza e dopo una manifestazione che ha attraversato Bologna occupano un nuovo edificio abbandonato in via Torleone, l’ex convento di Santa Marta, sempre in pieno centro città. Quattro piani, un ampio cortile interno e decine di stanze, ironia della sorte, a nemmeno trecento metri dalla vecchia sede murata dalle forze dell’ordine non più di 72 ore fa.
“Abbiamo dissotterrato le asce di guerra”, hanno urlato al megafono durante il corteo. Con loro anche gli altri centri sociali cittadini, molti studenti, qualche professore dell’Alma Mater, una ventina tra ricercatori e docenti e soprattutto una folta rappresentanza di Sinistra Ecologia e Libertà tra cui la consigliera comunale Cathy La Torre e il numero tre nella lista alla Camera, quindi futuro parlamentare, il 35enne ravennate Giovanni Paglia. In corteo anche il coordinatore cittadino di Rifondazione comunista, Agostino Giordano: “Siamo qui per portare solidarietà a Bartleby, non si può sgomberare chi crea cultura e per giunta gratuitamente per tutta Bologna”. Il serpentone sfila per le strade del centro di Bologna, travolgendo le orde intente a fare shopping grazie anche ai TDays: “La spettacolo comincia adesso, riprendiamoci assieme la città”, dice qualcuno dalla testa del corteo.
Dopo lo sgombero e gli scontri di mercoledì, i ragazzi e le ragazze di Bartleby hanno occupato in pianta stabile l’aula Roveri di Lettera a filosofia. Poi una serie di assemblee, incontri e volantinaggi per preparare la manifestazione di oggi. In testa al corteo scudi colorati: è il book bloc. Nati durante le manifestazioni studentesche del 2010, ormai è pratica comune portare in corteo questi scudi-libro che fanno il verso al ben più noto “black bloc” o blocco nero. Due titoli su tutti: “Asce di guerra” dei Wu Ming e “La banda bellini” di Marco Philopat.
Una vicenda, quella di Bartleby che ha diviso la politica, mettendo in luce differenze di vedute tra Pd e Sel. Non solo: anche l’Università di Bologna si è ritrovata spaccata in due: da una parte i “docenti preoccupati” e parte dei ricercatori, soprattutto precari, che hanno da sempre sostenuto il progetto del collettivo nato nel 2009 durante le proteste studentesche dell’Onda. Dall’altra 52 docenti, tra cui molte personalità di spicco dell’ateneo e alcuni presidi di facoltà, che hanno firmato un appello stigmatizzando “i toni violenti” del collettivo. Preso di mira in particolar modo uno slogan, riferito al rettore dall’Alma Mater: “Il sangue di Dionigi non va buttato via, anche il compagno Dracula è dell’autonomia”. “Insulto, minaccia, evocazioni del sangue e della guerra non possono appartenere a chi proclama di agire in nome della cultura e dell’impegno”, hanno scritto i 52. Inutilmente: anche oggi in corteo si sono sentiti cori coloriti all’indirizzo del Rettore Ivano Dionigi e della giunta comunale cittadina a guida Pd.
“Bartleby riparte da qui ma questo posto chiuso da anni sarà a disposizione di tutti”, spiega un attivista appena entrato dentro l’ex convento abbandonato. A controllare le attività pochi agenti in borghese. Il grosso delle forze dell’ordine in assetto antisommossa ha passato il pomeriggio a presidiare la vecchia sede murata. A commentare l’occupazione per ora solo Cathy La Torre (Sel): “Prima di chiedere perché occupano chiediamoci perché questi posti restano vuoti. Non possiamo stupirci che qualcuno si appropri di un bene comune”. Che farà Sel con l’alleato Pd? “Di tutto questo parleremo in Consiglio comunale. Il centro è pieno di posti vuoti: bisogna mapparli e metterli a disposizione di tutti”. Dal canto suo Bartleby invita tutta la città a partecipare al progetto di autorecupero dell’ex convento, “struttura meravigliosa a due passi dal centro”.