E’ un piccolo imprenditore dell’artico, testardo e cocciuto.
Ma Erkki Jamsen, un vichingo dalla barba folta e dall’occhio glauco, 55 anni, alla fine si è dovuto arrendere alla globalizzazione. Ha impiegato vent’anni per mettere in piedi un business fatto di spedizioni artiche con cani da slitte. Proprio lì sulle sponde del lago di Ivari, dove un suo antenato lappone negli anni ’30 si era installato piantando una tenda di pelli di renna. Ora c’è una piccola fattoria e un allevamento di husky groenlandesi.
Oggi per Erkki è giorno di festa: “beauty”, che è il nome dell’husky di 3 anni e mezzo dal pelo argentato e dagli occhi color ghiaccio, ha partorito 9 cuccioli. “Appena avranno raggiunto il primo anno di età potrò già allenarli per il traino della slitta”. Poi un mezzo sorriso: “A chi lascerò tutto questo? Non certo ai miei figli”. Ne ha avuti tre, hanno tra i 24 e i 30 anni. Appena hanno potuto si sono trasferiti a sud nella capitale. Hanno studiato, uno fa l’avvocato, gli altri due sono manager. Rimanere sarebbe stato per loro una scelta suicida. Hanno lasciato antenati lapponi e tradizioni alle spalle, le aurore boreali le googlano su Internet. “I giovani vogliamo oggi una vita facile, guadagni e divertimento. Qui è dura -aggiunge Erkki- Sopratutto durante la lunga Notte Polare da novembre a fine gennaio. Pochi bagliori di luce per poche ore al giorno. Nel ravintola (ristorante) in paese, tra le foto dei vecchi cercatori d’oro, considerati l’aristocrazia del luogo, si servono oggi grassi hamburgers e graveolenti patatine fritte, nel peggior stile americano. E’ la penetrazione della globalizzazione sino alle latitudini artiche. I suomi non vestono più le loro eleganti casacche di lana blu bordate di ricami rossi, ma tute in Goretex cucite a Taiwan. Ai piedi non portano più i graziosi ed esotici calzari di pelle di foca dalla punta all’insù, ma moon boot plastificati.
La prima cosa che colpisce, oltre al freddo da brivido che buca la faccia come una carezza di spilli, è la gentilezza della gente della Lapponia. Terra di frontiera, abituata a flussi migratori da tutta l’Europa del Nord, scarsamente abitata da popolazioni nomadi, ha mantenuto il calore di chi è abituato a vivere in solitudine e che considera gli altri una piacevole compagnia oltre che un aiuto nelle mansioni quotidiane. Altro che Facebook.
Erkki si è dovuto arrendere anche alla volontà della seconda moglie e, solo l’anno scorso, ha costruito la strada di accesso alla farm, sacrificando una fetta di abeti della foresta. Prima ci arrivava solo con la motoslitta d’inverno e d’estate con una piccola barca a motore.
Anche Erkki ha avuto un intermezzo imprenditoriale fra la Polonia e la Cecoslovacchia, ma poi il richiamo dell’Artico ha avuto il sopravvento. E’ ritornato e ha ripreso in mano il business del safari polare.
Come se la cava al tempo della crisi economica planetaria? ” Qui si sente poco. C’è più disoccupazione ad Helsinki, anche se non supera il 5/ 6 per cento. Ma c’è un welfare che assicura una certa protezione. Chi perde il lavoro ha diritto a un sussidio di disoccupazione pari al 60% dell’ultimo salario percepito. Tuttavia anche questa politica sociale ha le sue storture. Accade sovente che venga rifiutata un’ offerta di lavoro perché il relativo stipendio non si discosta molto dal sussidio erogato senza fare niente”. Ovviamente, questo pesa molto sugli oneri sociali del paese, ma per il momento qui se lo possono ancora permettere. I ragazzi che lavorano da Erkki, tutti molto giovani, guadagnano sui 2000 euro al mese, accudiscono i cani da slitta, si occupano dei cavalli norvegesi, fanno la manutenzione alle motoslitte, spaccano legna. Chattano e twittano poco, nonostante l’isolamento.
Coltiva una speranza il vichingo Erkki che i suoi nipoti, nati e cresciuti nella più confortevole e globalizzante Helsinki, un domani, stanchi di meetings, di mutui, di shopping center, di viaggi all-inclusive, possano tornare alla loro radici ed ereditare, apprezzare ed espandere il business che lui ha costruito con sacrificio e dedizione.
Benritrovati in Lapponia. Hyvaa Paivaa (scritto però con tutti i puntini sulle a), come si direbbe in dialetto suomi.