I concorsi si svolgono regolarmente ogni anno e non esiste il bacino italiano di precari da digerire. Ma i professori guadagnano poco e l’immagine della professione è degradata. Eppure il presidente Hollande vuole assumere 60 mila docenti nei prossimi 5 anni, 150 mila entro il 2017. In futuro ai giovani, interessati a insegnare, saranno date borse di studio
E’ una delle promesse chiave di François Hollande: rilanciare la scuola francese dopo i tagli dell’epoca Sarkozy. E questo malgrado una situazione non proprio incoraggiante per le finanze pubbliche del Paese. Il presidente quella promessa la vuole mantenere. E per il 2013 ha già messo in palio mediante un concorso nazionale 22.100 posti per nuovi insegnanti (6mila in più del 2012 quando già il 15% non era stato assegnato per mancanza di personale idoneo). Il problema, però, è che non ci sono candidati sufficienti.
In Italia gli aspiranti docenti attendono concorsi che non arrivano mai. E quando si concretizzano all’orizzonte, scatta l’assalto. In Francia, dove i concorsi (per la scuola secondaria sono i Capes, Certificats d’aptitude au professorat de l’enseignement du second degré) si svolgono regolarmente ogni anno, non esiste il bacino italiano di precari da digerire. Ma la ragione per cui non si trovano sufficientemente candidati per il lavoro di professore non è solo questa. E neppure una situazione economica globale tanto migliore rispetto alla nostra (la disoccupazione, anche quella giovanile, viaggia sugli stessi livelli). Esistono altri motivi, compreso il degradarsi dell’immagine della professione agli occhi dei francesi. E condizioni di pagamento non soddisfacenti.
E’ solo l’inizio della svolta di Hollande: l’obiettivo nei cinque anni di mandato è assumere 60mila nuovi insegnanti, dopo che durante i cinque anni di Nicolas Sarkozy ne erano stati fatti fuori 80mila. E nonostante le ristrettezze finanziarie per lo Stato siano sempre più forti: si taglierà altrove ma non nell’istruzione. Si calcola che, per coprire i nuovi posti e la necessità di sostituire il personale che andrà in pensione, saranno assunti in tutto 150mila docenti entro il 2017.
Per quanto riguarda il 2013, nelle ultime settimane si sono svolte le prove scritte per le varie discipline. Fra maggio e luglio seguiranno quelle finali, che sono orali. Ma dai risultati dello scritto (dove la selezione, comunque, non è stata assolutamente terribile) risulta già che il traguardo dei 22.100 nuovi professori non potrà essere centrato. Per quanto riguarda le lettere classiche, ad esempio, hanno superato lo scritto 108 persone mentre alla fine dovranno essere assegnati 200 posti. Per la musica, 116 per 130. Ma anche per materie più diffuse, come lettere e matematica, si prevedono grossi problemi : nel primo caso restano 1.155 candidati per mille posti finali e nel secondo 1.329 per 1.210. Molti esperti del settore prevedono che alla fine, pur di assumere, si prenderà qualsiasi persona: non proprio una buona notizia per la qualità dell’insegnamento.
Tutto questo può sembrare assurdo in un Paese con una disoccupazione in crescita (e ormai sopra il 10%). Le ragioni invocate per spiegare tale situazione sono diverse: il fatto che, con una riforma adottata nel 2008, si sia richiesto il livello di master (cinque anni di studi dopo la maturità) invece della laurea triennale, sufficiente fino a quel momento. Si è così ridotto il bacino possibile dei candidati. Ma a influire ancora di più negativamente è l’immagine sociale della professione, che si è assai deteriorata, pure per le difficoltà a svolgerla nelle periferie e nei quartieri più popolari. Infine, lo stipendio. Che all’inizio della carriera è di circa 1.500 euro netti mensili. Non sembrerebbe poi così male. Ma secondo i dati Ocse più recenti, di comparazione europea, sulla base del potere d’acquisto, gli stipendi dei professori francesi di prima nomina sono stimati inferiori a quelli dei colleghi italiani e di gran parte dei docenti europei. Insomma, arrivare alla fine del mese, soprattuto a Parigi, con quella cifra è molto, molto difficile. Intanto, per ovviare al problema della scarsità delle vocazioni, Vincent Peillon, ministro dell’Educazione, sta già varando diverse misure. Ad esempio, ogni anno fino al 2015 6mila studenti delle medie e dei licei, interessati nel futuro a insegnare, riceveranno una borsa di studio e saranno accompagnati dallo Stato verso quella professione e il concorso nazionale. Peillon ha perfino promosso una campagna pubblicitaria sui principali media per invogliare i giovani francesi a insegnare. Cercasi nuovi prof disperatamente.