Dopo l’appello ai politici cattolici perché convergano su questioni etiche sensibili il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei, torna a spiegare quale sia la posizione della Chiesa in vista delle elezioni. La politica deve cambiare e cessare di essere “una via indecorosa per l‘arricchimento personale” e chi governa deve scegliere un progetto comune che tuteli “i più deboli” ragiona l’alto prelato prolusione al Consiglio Episcopale Permanente. Il cardinale critica il “professionismo” delle fasi preelettorali che contrasta con la “flemma di altri frangenti”, ricorda che il “paese è stanco di populismi e reticenze” da qualsiasi parte. La Chiesa, ricorda citando il Papa, non fa politica. Ma neppure rinuncia alla giustizia.
La Chiesa dice no alla corruzione: “… s’impone un potere disciplinare affidabile e una regolazione rigorosa affinché il malcostume della corruzione sia sventato. Le riforme domani saranno realizzate solo se oggi non si fanno promesse incaute e contraddittorie. Gli italiani, a quel che comprendiamo, non chiedono l’impossibile, esigono piuttosto che nessuno dei sacrifici compiuti vada deviato o perduto”. Bagnasco tira una linea invalicabile: “Reticenze o scorciatoie non sono possibili: bisogna dire il volto che si vuole dare allo Stato, se è una famiglia di persone o un groviglio di interessi. Se un agglomerato di individui o una rete di relazioni su cui ciascuno sa di poter contare, specialmente nelle fasi di maggiore fragilità”. La classe politica deve “sfidare i propri vizi storici, mettendo con ciò in riga anche i comportamenti popolari che resistono al cambiamento, come il costume dell’evasione fiscale o quello delle “scorciatoie”.
Naturalmente per la Chiesa esistono valori inviolabili. Ci sono valori che non sono “negoziabili”. Parlando ai Bagnasco ritorna su argomento importantissimo e delicatissimo quello della questiona bioetica. Valori che battezza come “non negoziabili” come “la rinuncia all’eutanasia comunque si presenti, la libertà di coscienza e di educazione, la famiglia basata sul vincolo del matrimonio tra l’uomo e la donna, la giustizia uguale per tutti, la pace”. Il cardinale ricorda e sottolinea che i programmi dei partiti politici non possono eludere il grande tema della biopolitica, né è sufficiente accogliere al proprio interno persone di diverso orientamento garantendo poi l’obiezione di coscienza.
Il presidente della Cei chiede anche ai movimenti che aspirano al governo del paese di avere posizioni comuni. Non ci si può illudere “di neutralizzare in partenza il dibattito, acquisendo all’interno delle varie formazioni orientamenti così diversi da annullare potenzialmente le posizioni, o prevedere al massimo il ricorso pur apprezzabile all’obiezione di coscienza”. Ricorda che “la società deve avere alla base un progetto comune” nel quale vengano tutelati gli interessi dei più deboli, come le vite malate o anziane”. Per tutelare queste persone serve una sanità che funzioni e vanno condannati “gli imbrogli, i maneggi, le astuzie”. Poi Bagnasco parla delle “popolazioni del Meridione”, vessato “dalla malavita, i cui tentacoli si allargano in tutto il paese”. “Dobbiamo vigilare, resistere, incoraggiare, denunciare bonificare e recuperare”, dice Bagnasco. Obiettivi importanti che vanno realizzati anche con politiche nuove. Per questo i cittadini devono non devono disertare le urne e devono “esprimere il proprio voto liberamente”. Partecipare al voto rappresenta un “dovere irrevocabile“. “Se è sacrosanto – spiega il presidente della Cei – il ciclico appello al popolo, affinché in coscienza e responsabilità questi decida sulla strada da percorrere e sulla classe dirigente a cui per un tratto affidarsi, a ciò corrisponde il diritto-dovere di ogni cittadino alla convinta partecipazione alla vita civile e politica del Paese”.
Bagnasco ricorda anche i giovani che definisce “nuovi invisibili”. “La disoccupazione giovanile è, per ora, una sorta di epidemia che non trova argini, mentre ci si chiede se le iniziative legislative che si sono finora succedute abbiano determinato sollievo o aggravamento. Bisogna che le competenze migliori cooperino in uno sforzo solidale e così ogni istituzione. affinché si possa vedere e toccare il rilancio dell’occupazione e dell’economia; rilancio per il quale la gente ha accettato sacrifici anche pesanti” ragiona l’alto prelato che non dimentica il tema del lavoro più in generale. Un bene “prioritario, anche nei periodi di recessione economica”, “è la nobile partecipazione dell’uomo all’opera del Creatore, consente il dignitoso sostentamento, contribuisce alla costruzione della società, esprime le potenzialità di ciascuno nell’armonia generale, genera futuro per tutti”.
Nella prolusione il cardinale Bagnasco ha anche ricordato degli “oltre centomila cristiani delle varie confessioni uccisi nel 2012”. “Una cifra spaventosa, che non può lasciar indifferente nessuno – singoli e istituzioni – tanto meno in nome di interessi economici e politici”.