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Elezioni, Camusso: “Messaggio minaccioso di Monti sulla manovra”

Non sono piaciute al segretario Cgil, le risposte del presidente del Consiglio uscente sulla possibilità o meno di una manovra correttiva. Il fatto che possa in qualche modo, secondo il Professore, dipendere dall'esito delle prossime elezioni inquieta la sindacalista: "Dovrebbe dire a che punto lascia i conti del Paese e non può sostenere che la manovra ci può essere o non essere a seconda di chi vince"
Susanna Camusso
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Non sono piaciute a Susanna Camusso, segretario Cgil, le risposte del presidente del Consiglio, Mario Monti sulla possibilità o meno di una manovra correttiva. Il fatto che possa in qualche modo, secondo il Professore, dipendere dall’esito delle prossime elezioni inquieta la sindacalista: “Dovrebbe dire a che punto lascia i conti del Paese e non può sostenere che la manovra ci può essere o non essere a seconda di chi vince. Quello di Monti appare un messaggio minaccioso agli elettori – ha aggiunto Camusso – anche se non si capisce quale sia la minaccia: i conti o sono in ordine o non lo sono, Monti dovrebbe dirci delle due qual è, visto che i conti non possono essere in ordine o in disordine in virtù del voto che deve essere libero”.

“Se Monti pensa che ci siano 30 miliardi in due anni di risposte disponibili, vorrei chiedere come mai non sono investite sul lavoro e per fare politiche che ci permettono di uscire dalla crisi adesso”. Camusso ha poi sottolineato che nel Paese c’è l’abitudine di dire che “si abolirà questo o quell’altro, salvo poi dimenticarsi cosa è stato fatto il momento prima e cosa ci sarà un giorno dopo. Bisogna tutelare soprattutto il potere d’acquisto delle retribuzioni che, come vediamo, invece, non è stato tutelato. Questo Paese si sta esplicitamente impoverendo – ha aggiunto Camusso – una delle ragioni del suo impoverimento è la rassegnazione con cui si fa il blocco dei contratti pubblici, si è scelto da parte dei due precedenti governi di affrontare questa crisi con l’abbassamento del valore del lavoro e delle sue retribuzioni”. Secondo la leader della Cgil queste scelte sono esplicitate anche “con l’accordo sulla produttività, con l’atteggiamento del governo che era quello che bisognava togliere protezione perché doveva esserci salario solo a fronte dell’aumento della produttività”. 

 

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