Il giornalista che per primo parlò di un missile come causa dell'abbattimento del Dc9 spiega al fattoquotidiano.it: "4 caccia militari in volo quella notte erano francesi. Spero ora in un atto di volontà politica forte da parte dell'Italia per chiedere chiarezza"
La storia non è mai stata dimenticata. E 33 anni dopo è arrivata una sentenza della Cassazione a fare un po’ di luce su un incidente, che fin da subito sapeva di strage. Su un aereo Itavia precipitato nella notte, con a bordo 81 persone. Il tribunale ha infatti stabilito che il velivolo, abbattuto il 27 giugno 1980 mentre sorvolava i cieli sopra Ustica fu, a tutti gli effetti, distrutto da un missile. E che lo Stato non seppe garantire la sicurezza di quel volo, partito da Bologna per arrivare fino a Palermo, e che pertanto dovrà risarcire le famiglie delle vittime.
“La sentenza della Cassazione fa giustizia” racconta Andrea Purgatori, giornalista de Il Corriere della Sera, il primo a ipotizzare che l’incidente fosse in realtà dovuto a un missile e non, per esempio, a un malfunzionamento o a una bomba. “Non solo perché riconosce la necessità che i familiari delle 81 vittime ricevano un risarcimento, ma anche perché rispecchia ciò che era scritto nelle carte processuali, disponibili già dal 1999”. Un’ordinanza sentenza di rinvio a giudizio, firmata dal giudice istruttore Rosario Priore, “in cui si leggeva chiaramente come erano andate le cose, ovvero che il Dc9 in volo da Bologna a Palermo era esploso nel mezzo di uno scenario di guerra aerea in tempo di pace”.
Ora, spiega Priore, non resta che chiarire quale fosse la nazionalità del missile, che provocò la caduta dell’aereo, e la morte di tutti i suoi passeggeri. “Il passaggio successivo – continua Purgatori – è politico. Come riportano le carte che la Nato ha consegnato, diverso tempo fa, alla magistratura italiana, l’indiziato numero uno è la Francia. Quei documenti identificano i 15 e più aerei militari che erano in volo quella notte, ad eccezione di 4 velivoli. Ma incrociando i tracciati radar, come quelli di Poggio Ballone, è evidente che in realtà anche questi 4 aerei non identificati fossero francesi, decollati e atterrati nella base di Solenzara in Corsica”.
Ma spetterà all’Italia chiedere al governo responsabile di fare un passo avanti e porre, quindi, la parola fine su una lunga e dolorosa vicenda. “La Francia in 33 anni ha sempre raccontato delle bugie su quanto accadde – continua il giornalista – sostenendo, per esempio, che la base di Solenzara quella sera, il 27 giugno 1980, alle 5 del pomeriggio aveva chiuso le attività di volo. Questo è falso perché ci sono dei testimoni oculari, iscritti nelle carte dell’inchiesta della magistratura, che erano presenti, e che hanno dichiarato che fino a oltre mezzanotte c’è stata un’intensa attività di volo di caccia francesi”.
Ad affermare che il Dc9 fu abbattuto da un aereo militare francese, poi, fu anche l’allora Presidente della Repubblica, Francesco Cossiga. Che tra l’altro, ai tempi della strage, era Presidente del Consiglio, “la persona che aveva a disposizione tutti gli strumenti utili per poter accertare senza ombra di dubbio che cosa fosse realmente accaduto. Strumenti militari, ma anche i servizi segreti”. Per questo, secondo Purgatori, dovrà essere il governo, quello attuale oppure quello che nascerà, “a chiedere al presidente Francoise Hollande di consegnare questa vicenda alla storia, ammettendo, 33 anni dopo, le responsabilità della Francia”.
“Io non credo che la Francia farà un passo in questo senso – chiarisce il giornalista – storicamente ha sempre custodito e conservato i propri segreti senza rivelare nulla, quindi o ci sarà una chiara volontà politica dell’Italia nel chiudere questa faccenda, e sarebbe ora, oppure certamente non possiamo aspettarci che la Francia faccia il primo passo”.
In questo, “la Nato ha fatto tutto il possibile, ha già in qualche modo aperto la strada verso questa conclusione”, chiosa Purgatori. “Quello di Ustica è stato un episodio di guerra che, contestualizzato nel 1980, poteva, dal punto di vista francese, avere una sua giustificazione visto che Gheddafi, i cui caccia sono sicuramente coinvolti, era considerato il nemico numero uno dell’Occidente, come lo è stato Saddam, e come lo è stato Osama”. Ma senza “l’intervento di un governo politicamente determinato” non sarà possibile individuare tutti gli attori coinvolti in quella strage e mettere la parola fine su questa vicenda.