Quasi al fotofinish Corrado Passera ce l’ha fatta. Uno degli ultimi atti del governo dei tecnici porta la firma del ministro delle Infrastrutture e riguarda il tema caldo degli aeroporti e del loro legame con gli enti locali da una parte e con i privati dall’altra, dove questi ultimi sono destinati a fare la parte del leone. L’ex banchiere, infatti, ha emanato stamattina l’Atto di indirizzo per la definizione del Piano nazionale per lo sviluppo aeroportuale e la parola d’ordine è appunto largo ai privati. Il provvedimento, in gestazione da 26 anni, individua gli aeroporti di “interesse nazionale”, che costituiranno l’ossatura strategica per lo sviluppo futuro e, quindi, pone le basi per un riordino organico del settore aeroportuale sotto il profilo infrastrutturale, gestionale e della qualità dei servizi. L’atto sarà ora inviato alla Conferenza permanente Stato-Regioni per la necessaria intesa e, successivamente, sarà adottato con un apposito decreto dal Presidente della Repubblica.
Trentuno le strutture che riceveranno il bollino di “aeroporti di interesse nazionale”. In prima linea Malpensa, di proprietà di quella Sea nelle scorse settimane al centro di un duro scontro tra il Comune di Milano e Vito Gamberale, l’ad del fondo d’investimento pubblico-privato F2i che proprio di aeroporti sta facendo incetta da tempo, con l’ultimo colpo piazzato sotto Natale a Torino, Firenze e Bologna, oltre che in Lombardia. Segue Fiumicino, che fa capo alla famiglia Benetton, ma anche a Mediobanca, Silvano Toti, Unicredit, Generali e Unipol, che sono tra gli azionisti Gemina, la holding quotata che controlla Aeroporti di Roma, fresca di festeggiamenti in Borsa per i guadagni in arrivo dal nuovo piano tariffario approvato dal governo sempre sotto Natale e in procinto di fondersi con la società dei Benetton che ha in mano le autostrade, Atlantia. La terna, poi, include anche lo scalo di Venezia, in mano alla Save anch’essa in pieno riassetto azionario con i pesi del pubblico e del privato in via di ridefinizione.
Per questi scali è previsto sia il mantenimento della concessione nazionale, sia la soluzione delle criticità relative al rilascio della concessione in gestione totale, ove essa sia mancante. Gli aeroporti di interesse nazionale potranno inoltre essere interessati da un programma di infrastrutturazione che ne potenzi la capacità, l’accessibilità, l’intermodalità, a partire appunto da Fiumicino (realizzazione di una nuova pista, potenziamento delle aree di imbarco e dei Terminal), Malpensa e Venezia (miglioramento dell’accessibilità delle strutture e della interconnessione con l’alta velocità). Il potenziamento di diversi altri scali è previsto nel medio-lungo periodo. Il piano, poi, non prevede la creazione di nessun nuovo scalo, quindi non verranno realizzati né Viterbo “i cui investimenti potranno essere usati per il potenziamento infrastrutturale di Fiumicino”, né Grazzanise, “considerata la capacità di Napoli Capodichino (che fa sempre capo al fondo F2i di Gamberale, ndr) di sostenere ulteriori aumenti di traffico e la possibilità di utilizzare lo scalo di Salerno”. Mentre gli aeroporti non di interesse nazionale dovranno essere trasferiti alle Regioni competenti, che ne valuteranno la diversa destinazione d’uso e/o la possibilità di chiusura.
Nel nostro Paese, sottolinea una nota del ministero,sono attualmente operativi 112 aeroporti, di cui 90 aperti al solo traffico civile (43 aperti a voli commerciali, 47 a voli civili non di linea), 11 militari aperti al traffico civile (3 scali aperti a voli commerciali, 8 a voli civili non di linea), 11 esclusivamente a uso militare. In molti scali italiani è opportuno procedere alla “progressiva dismissione di quote societarie da parte degli enti pubblici e favorire l’ingresso di capitali privati”, recita una delle indicazioni contenute nell’atto che ricorda come molti scali italiani, di qualunque tipologia, abbiano una “forte rappresentanza pubblica nella compagine societaria”. Il Piano prevede inoltre che “dovranno essere messi a punto piani di riequilibrio per raggiungere entro breve termine adeguati livelli di patrimonializzazione (condizione necessaria per il rilascio della concessione totale)”. Sarà infine data “grande attenzione alla verifica degli investimenti previsti dalle concessioni”.
“Colmiamo una grave lacuna del nostro Paese che durava da 26 anni”, è stato il commento a caldo di Passera, che insieme al suo vice Mario Ciaccia segue il settore con grande interesse fin dai tempi di Intesa Sanpaolo, banca per altro molto attiva nel sistema degli scali italiani sia da sola, sia attraverso lo stesso F2i di cui è uno dei principali finanziatori accanto alle fondazioni bancarie e alla Cassa Depositi e Prestiti. Per l’ex banchiere “il provvedimento è uno strumento importante per avviare il riordino di un settore per noi strategico, favorendone lo sviluppo e il recupero di efficienza. La collaborazione con le Regioni sarà fondamentale”. Ma soprattutto, “concentriamo sforzi e investimenti sugli aeroporti che rientrano nei piani infrastrutturali europei e, al tempo stesso, confermiamo il ruolo degli scali territoriali che servono importanti realtà locali”, ha aggiunto. “Attraverso la razionalizzazione dei servizi, un piano di infrastrutturazione a medio periodo, la costituzione di reti aeroportuali, – ha concluso – l’Italia può davvero ambire ad avere un sistema all’avanguardia e competitivo a livello internazionale, evitando sprechi di risorse pubbliche”.
”La proposta di Piano che abbiamo formulato dà finalmente applicazione ai principi della normativa europea e nazionale di settore, proponendo un modello di sviluppo aeroportuale di grande respiro”, sostiene Ciaccia sottolineando che “questo piano, che è frutto di un lungo processo normativo, può essere un’opportunità importante per riformare e dare organicità al settore aeroportuale”. “L’Atto che oggi inviamo alla Conferenza Stato-Regioni – ha aggiunto – è un altro tassello importante della modernizzazione normativa che, nel corso di quest’anno, abbiamo portato avanti sul fronte infrastrutturale”.