In Italia “ormai c’è consapevolezza dell’aberrazione introdotta dal fascismo con l’antisemitismo” e “dell’infamia delle leggi razziali del 1938”. Il riferimento non è esplicito, ma chiaro. A parlare è il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano durante le celebrazioni della Giornata della memoria e il destinatario sembra proprio l’ex presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, travolto dalle polemiche e dalle critiche dopo l’uscita di cui è stato protagonista proprio in occasione delle commemorazioni del 27 gennaio a Milano. “In Italia – ha aggiunto Napolitano – propagande aberranti si traducono in diverse città in fatti di violenza e contestazione eversiva da parte di gruppi organizzati”. Il capo dello Stato, una volta di più, ha spiegato che c’è la necessità “di tenere alta la guardia e di vigilare”.
Napolitano ha citato Benedetto Croce nel suo discorso al Quirinale e ha sottolineato come “l’infamia delle leggi razziali del 1938” vada collocata tra “gli atroci delitti” del fascismo. Sempre citando Croce, il Capo dello Stato ha aggiunto: “La fredda spoliazione e persecuzione degli ebrei nostri concittadini, che per l’Italia lavoravano e l’Italia amavano”, non può essere dimenticata. Secondo Napolitano, dunque, serve ribadire il “rifiuto intransigente e totale dell’antisemitismo in ogni suo travestimento ideologico come l’antisionismo. In gioco non è solo il rispetto della religione e cultura ebraica”, ma anche il riconoscimento delle ragioni “della nascita dello Stato di Israele e del suo diritto all’esistenza e alla sicurezza” perché “quello di Israele è un diritto all’esistenza e alla sicurezza. Per contro i “giudizi critici” sulla politica israeliana “non possono essere considerati ostili purché formulati con il rispetto dovuto a ogni governo legittimo di qualsiasi paese amico. L’essenziale è che i giudizi critici non sfocino in posizioni equivoche circa la natura e il futuro di Israele come Stato, circa il suo ruolo indipendente nella regione mediorientale e nella comunità internazionale”. Da qui il presidente ha spiegato che, nell’ambito del conflitto israelo-palestinese, “l’Italia e l’Europa possono e debbono fare la loro parte perché si apra la strada della pace in Medioriente, con la soluzione del conflitto israelo-palestinese sulla base della collaborazione tra due popoli e due Stati“.
Napolitano fa l’esempio delle inchieste di Napoli su episodi di matrice neonazista che, dice, sono “mostruosità anche se solo enunciate, che sollecitano la più dura risposta dello Stato e la più forte mobilitazione di energie nelle scuole, nella politica, nell’informazione a sostegno degli ideali democratici”. Il presidente della Repubblica ha ricordato che in Italia “propagande aberranti si traducono in diverse città in fatti di violenza e contestazione eversiva da parte di gruppi organizzati come quelli su cui è intervenuta nei giorni scorsi, con provvedimenti motivati, la Procura della Repubblica di Napoli”. Il capo dello Stato ha affermato che “c’è da interrogarsi con sgomento sia sul circolare, tra i giovani e giovanissimi, di una miserabile paccottiglia ideologica apertamente neonazista, sia sul diffondersi di violenze di diversa matrice, da quella del fanatismo calcistico a quella del razzismo ancora una volta innanzitutto antiebraico”. Per questo bolla come mostruosità i progetti “che a Napoli si sarebbero ventilati di distruzione di un negozio ebreo o di aggressione e stupro di una studentessa ebrea”.