Berlusconi è un ologramma, è Coccolino: se lo tocchi, scivola”. Nella comunicazione di Beppe Grillo, fattasi ultimamente più conciliante (persino con i giornalisti), alcuni punti fermi rimangono. Il dileggio dell’avversario, l’esagerazione, la distinzione manichea tra “noi” (il bene, il nuovo, il giusto) e il “loro” (il male, il bollito, lo sbagliato). Prima il Massacro Tour, per raccogliere le firme; poi lo Tsunami Tour, scattato da Pistoia a metà gennaio per concludersi il 22 febbraio a Roma. Spostamenti in camper, streaming, piazze gremite. Due o tre comizi (di un’ora circa) al giorno, tradotti in simultanea attraverso il linguaggio dei segni e conclusi dalla presentazione dei candidati. I sondaggi, dopo un calo a inizio anno, lo accreditano tra il 12 e il 17 per cento. Il suo alfabeto di battaglia contiene innovazioni e repertorio.

Antipolitica – In principio la faceva lui, ora gli altri. Ridurre i costi della Casta, no agli impresentabili. “Il nostro programma è diventato il loro. Ma ormai per loro è tardi”.

Banca – Lo scandalo Monte dei Paschi ha ridato linfa al Grillo anticipatore di scandali (Parmalat, Telecom). “Era una banca florida, straordinaria, nel ‘95 è stata politicizzata. È entrato un partito dentro con una fondazione, nominata da chi sapete benissimo. Sono entrati questi del Pd, ex Ds, che ha governato questa regione per 40 anni. Da lì è stato compiuto lo scempio totale” (dal discorso all’assemblea). Grillo mostra un godimento particolare nell’attaccare il Pd. “Meglio un nemico vero di un amico finto. Il Pdmenoelle ha fatto col Pdl come Coppi e Bartali: si sono scambiati la borraccia”.

Contro – Grillo ama indugiare sull’immagine del movimento accerchiato. “Ci presentiamo alle elezioni con tutto il sistema contro, in modo così plateale e compatto da rendere l’informazione grottesca, surreale, sovietica, polpottiana. Non abbiate paura, non vi mangiamo mica: vogliamo solo mandarvi a casa”.

Diving (stage) – Il tuffo sulla folla. Serve a rimarcare come le sue piazze siano piene (di gente che lo adora) e le altre vuote (o zeppe di chi i politici vorrebbe inseguirli coi forconi).

Enfasi – Grillo è attiguo a Benigni nell’enfasi continua. Entrambi abbondano di “strepitoso”, “incredibile”, “meraviglioso”. Laddove il secondo la usa per edulcorare, il primo la declina in chiave iconoclasta.

Fico – La foglia che nasconderebbe i soliti politici: Antonio Ingroia. “Lo stimo, ma dietro di lui si riparano i cialtroni della vecchia politica. I nostri candidati li conoscete da due mesi prima: se non vi piacciono, non li votate. Ma loro? Il professionista dell’antipolitica sarei io? Ingroia è un bidone aspiratutto, prende pure i nostri dissidenti. La prossima volta gli facciamo una promozione, prendi tre paghi uno”.

Giornalisti – La stampa, salvo rari casi, è nemica. “I giornalisti sono l’ultima barriera, le mura di Gerico a difesa dell’indifendibile: raccontano un mondo fantastico, immaginario, jurassico di leader e di nuove foglie di fico, di Casini e di Fini”. Grillo ha varato la rubrica “Le balle quotidiane”, per “smascherare le bugie dei pennivendoli”. Al tempo stesso, come attestano le interviste a Piazzapulita e L’ultima parola, è diventato più morbido. Forse non ne poteva più di complicarsi la vita da solo.

Io – Megafono o leader dittatoriale? “Io non sono nulla, io sono solo un’idea. Sono uno che garantisce: uso la mia popolarità per far venire un po’ di gente. Ideologie? Non siamo né di destra né di sinistra. Un’idea o è buona o è cattiva, non me ne frega nulla di sinistra e destra”.

Lavoro – “Il mio lavoro è cambiato. Ho fatto spettacoli per trent’anni. Ora no. Una parte del mio lavoro me la faccio retribuire e l’altra la dedico agli altri. Anche voi dovrete dedicare una parte del vostro tempo agli altri: soltanto così lo potremo cambiare, questo cazzo di paese”.

Monti(s) Rigor – “Un curatore fallimentare. Ultimamente parla bene di me. Mi sta distruggendo la reputazione. Lo querelerò per diffamazione al contrario”. Sui sacrifici: “Certo che servono, ma perché ha cominciato dalle pensionate, dai poveracci? Io mica parto dal basso: parto da sopra. Parto dalla Presidenza della Repubblica, che costa 250 milioni di euro. Abbiamo più Maserati e giardinieri di Buckingham Palace. Quando la Regina l’ha saputo, c’è rimasta male. Che poi, su una Maserati, Napolitano neanche sa salirci”.

No – Ai rimborsi, anzitutto. “Siamo gli unici che rinunceranno ai 100 milioni di euro di rimborso. Sai cosa vuol dire, per uno di Genova, dire no a 100 milioni? In casa non mi parlano più. In Sicilia i nostri consiglieri hanno rinunciato al 70 per cento dello stipendio. Con quei soldi lì facciamo microcredito alla piccola e media impresa siciliana”.

Others (The) – Berlusconi, come Monti e Bersani, è un attore di The Others. Zombie tenuti in vita dai talk show. Uomini che “vengono dall’Oltretomba, dall’Oltredemocrazia”.

Pantofole – “Mi avete regalato una vita da ricco, potevo fermarmi. Sì, ma cosa facevo a 65 anni? Il pensionato in pantofole che guarda Vespa? Mi ammazzavo? Dicevo ai miei (6) figli che dovevano andarsene da questo paese di merda? No. Allora mi sono buttato sullo stretto di Messina, l’ho attraversato a nuoto e ho liberato la Sicilia”.

Qualunquista – Durante lo Tsunami Tour, Grillo chiede al pubblico di insultarlo con gli epiteti consueti: “Populista, qualunquista, fascista”. Le stesse accuse che, ad esempio a Livorno, gli sono state mosse da alcuni contestatori (rinfacciandogli la presunta apertura a Casa Pound). Grillo fa salire sul palco i contestatori e li applaude. “Vengo da una famiglia socialista, sono antifascista, di cosa stiamo parlando?”. Poi: “Noi siamo un movimento di idee, né destra e né sinistra. Siamo un’onda anomala. Siamo oltre”.

Referendum – Da usare il più possibile, senza obbligo di quorum, come in Svizzera. Per decidere sull’Euro o su cosa fare in Mali (“Io non sono in guerra con il Mali”).

Scatoletta – “Apriremo il Parlamento come una scatoletta di sardine (o “acciughe”). Filmeremo tutto con le webtv e non avranno scampo. La politica non è complessità: è semplicità. All’Economia meglio una mamma che un politico di professione”.

Tivù – Fino a poche settimane fa era (pure lei) morta. Ora è solo agonizzante. Così Grillo ha annunciato la “sorpresa” – tornare in tivù a ridosso del voto – e addolcito i toni. Ma poco: “Vedere Santoro ospite in un programma di Berlusconi mi ha interdetto”.

Utopia – Parte dei cortocircuiti di Grillo dipendono dal suo usare una forma populista per perorare una politica in realtà utopica. Bossi e Berlusconi sono populisti nella forma e nel contenuto, Grillo quasi solo nella forma. “Dovete cambiare. Abbiamo bisogno di un sogno. Se non ti occupi di politica, la politica si occupa di te. Noi non vogliamo un semplice ricambio della classe politica: vogliamo la democrazia diretta. Vogliamo fare un cambio di civiltà. L’obiettivo è arrivare al 100 per cento. E quando ci arriveremo, il Movimento si scioglierà”.

Voto – “Io non voterò MoVimento 5 Stelle. Voterò Casini: mi piace, mi ci ritrovo molto”.

Web – Ciò che ci salverà dall’apocalisse (morbida). Temi forti dell’Agenda Grillo: ripristinare lo Stato (“Voglio che si riprenda le concessioni, l’energia, le autostrade, la dorsale della Telecom”). Acqua pubblica, scuola pubblica, sanità pubblica, wi-fi, Politometro.

Zero – Come cemento, ma anche come soldi alla politica. “Senza soldi, senza giornali e senza tivù siamo diventati la seconda e forse prima forza politica. Se una cosa la vuoi, la fai”.

Il Fatto Quotidiano, 29 gennaio 2013

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