”Non si può fare in Rai? Allora vado a Sky”. Il segretario del Pd Pier Luigi Bersani si è espresso così sul confronto tv a sei alla Rai che rischia di saltare. Ad annullare di fatto il dibattito televisivo sarebbe stata un’obiezione del Pdl. Il regolamento della Commissione di Vigilanza Rai, come ha sottolineato il partito di Silvio Berlusconi, prevede infatti che sia riservato uno spazio ai leader delle coalizioni e dunque non a Beppe Grillo, Antonio Ingroia e Oscar Giannino. “Dite alla vigilanza Rai che io, quando c’era da fare le primarie, non l’ho fatto fra i favoriti perché un conto sono i sondaggi e uno sono i voti”, ha avvertito Bersani. “Io mi chiamo Partito democratico e partecipo solo a cose dove tutti hanno uguali condizioni. Non intendo partecipare a cose dove ci sono condizioni diverse, questo lo lascio fare a Berlusconi”.
Durissimo anche il commento di Antonio Ingroia. “Sembra che chi vuole sfuggire al confronto sia Berlusconi che forse ha paura di confrontarsi con me”, ha detto il leder di Rivoluzione Civile. “Noi riteniamo che sia equo rispettare i diritti di tutti, quindi un confronto tra tutti i candidati alla premiership in tv”, ha aggiunto. “Sul dibattito televisivo tra i leader stanno venendo fuori le solite strategie elettorali da Prima Repubblica. Nessuno sfugga al confronto tv, le regole della democrazia impongono che i candidati premier presentino il proprio programma a tutti i cittadini. Chi ha paura del confronto perché non ha più nulla da dire al Paese, e sa che mostrandosi agli elettori perderà consensi, lo ammetta senza tante scuse”.
Bersani e Ingoria non sono gli unici ad avere commentato l’obiezione del Pdl sul confronto televisivo. La contrarietà del partito di Berlusconi al dibattito ha infatti scatenato una pioggia di critiche. Marina Sereni, vicepresidente democratica e capolista alla Camera in Umbria, ha avvertito che “è un bell’imbroglio questa storia di Berlusconi candidato-non candidato premier a seconda delle circostanze e di chi ne parla. Per esempio, pare che il Pdl abbia fatto sapere, facendosi scudo di un regolamento della vigilanza Rai, che Berlusconi non è disponibile a un confronto a sei, ma soltanto a un confronto a tre. In quanto, spiegano, soltanto Bersani, Monti e Berlusconi sono leader di coalizione. In attesa che la Vigilanza dica qualcosa, quel che si capisce è che l’uomo delle tv, teme il confronto tv“.
E’ della stessa idea Nico Stumpo, responsabile organizzazione del Pd, che ha avvertito in una nota: ”Berlusconi non vuole il confronto tv tra tutti i candidati perché ha paura“. E ha aggiunto: “E’ lì infatti che verrebbe fuori la sostanza del suo programma: propaganda, demagogia e populismo“. Non è d’accordo Paolo Bonaiuti, portavoce di Berlusconi: “Il Pd cambia opinione tutti i giorni: prima lascia trapelare di essere disposto ad un confronto televisivo a tre, poi forse a quattro, poi no soltanto a sei e infine, colpo di audacia, perché no? Al sei più uno”. L’obiettivo del Pd, secondo Bonaiuti, è chiaro: “Sollevare un gran polverone per evitare il confronto tra Berlusconi e Bersani”.