Candidati alla poltrona!
Questa settimana Poltronissimaè dedicata a un gruppo di poltronissime. È dedicata a quei fantasmi che, irradiati da una telecamera, esprimono un volto e un nome.
A quelli che sfilavano al raduno di Roma, i berlusconiani candidati con l’etichetta appiccicata: capolista in Campania, numero 2 in Veneto, terza piazza in Toscana.
A quelli che cercano un giaciglio pubblico, il solito, per svernare e sfuggire: Denis Verdini, Renata Polverini, Antonio Angelucci.
A quelli che si mischiavano e si fondevano con gli arredi di un teatro, il Capranica, e aspiravano a qualsiasi faccia purché non fosse la propria: Antonio Verro, Augusto Minzolini, Antonio Razzi, insieme, unici.
A quelli che vivono d’avanspettacolo e si nutrono di peripezie stilistiche e dialettiche: Domenico Scilipoti, Daniela Santanché, Elvira Savino.
A quelli che non rinunciano perché non sanno dove andare: Gaetano Quagliariello, Altero Matteoli, Maurizio Lupi.
A quelli che l’astuzia è stare fermi, a volte sorridere, se non addirittura ammiccare: Mara Carfagna, Mariastella Gelmini, Michela Vittoria Brambilla.
A quelli che non saranno mai grandi delusioni perché non sono stati mai grandi promesse: Angelino Alfano, per tutti.
A quelli che sanno correggere se non sono costretti a insegnare: Renato Brunetta, Maurizio Sacconi.
A quelli che il Capo non si discute a urne quasi aperte e neanche Bettino Craxi era perfetto, ma il Partito socialista non è mai esistito, e in fondo il latitante è un uomo che non torna a casa: Fabrizio Cicchitto, la continuità.
A quelli che non vogliono accettare il ruolo di minoranza avendo tante maggioranze in sé che si annullano a vicenda: Maurizio Gasparri e Daniele Capezzone. Questa settimana Poltronissima non poteva tratteggiare un uomo o una donna in poltrona, e chiediamo scusa ai lettori, perché quando un politico si fa più algido e neutro di un palazzo è davvero un fenomeno paranormale. Cè un’emergenza nazionale, decine di deputati e senatori richiamati fra i rispettivi scranni ad annoiarsi. Perché dietro la poltrona c’è sempre un nemico – diceva Nietzsche – il problema è che davanti, qui, non c’è nessuno.
Il Fatto Quotidiano, 28 Gennaio 2013