Due giornalisti, Andrea Tomasi e Jacopo Valenti, raccontano l’altro Trentino, dove si sono consumati rilevanti danni ambientali. Perché nella terra della mela Melinda e dei paesaggi incantati non tutto è lindo come si vorrebbe far credere.
Un libro che è un colpo al cuore della legittimità dell’autonomia. La delega che i trentini consegnano nelle mani di chi li governa, che siano principi della Chiesa o principi della Margherita, non viene più usata per il buon governo ma per la causa del “lasciateci lavorare fatto proprio dalla classe dei politici e, a caduta, dei dirigenti privati. Tracotanza, presunzione, fastidio nei confronti dei controlli”. Lo scrive Claudio Sabelli Fioretti nella prefazione del libro “La Farfalla avvelenata“, scritto dai giornalisti Andrea Tomasi e Jacopo Valenti.
Il volume (edito da Città del Sole, 168 pagine, 15 euro) racconta le tre inchieste ambientali condotte dalla procura di Trento in Valsugana e a Trento a partire dal 2008. In particolare Tomasi e Valenti si concentrano sul traffico di rifiuti nelle cave di Sardagna e Monte Zaccon (inchiesta Tridentum), sull’inquinamento da fumi dell’Acciaieria Valsugana (Fumo neglio occhi) e sul vicenda legata allo smaltimento di scorie di acciaieria su terreni destinati a bonifiche agrarie (Ecoterra). Vengono raccontati i lunghi mesi di indagini del Corpo forestale dello Stato e i risultati delle perizie condotte nei siti sequestrati dall’autorità giudiziaria.
Ne “La Farfalla avvelenata” il racconto delle indagini giudiziarie si fonde anche con la politica, le incertezze, le reazioni, il solito grido d’allarme: attacco all’autonomia da parte dei veneti (i Forestali del Corpo dello Stato con stazione ad Enego) brutti, sporchi e cattivi.
E poi c’è il ruolo giocato dai comitati cittadini, che reagiscono in modo imponente, organizzando campagne di informazione, manifestazioni e iniziative di protesta.
Un tema, quello dell’attacco all’ambiente, e alla Valsugana in particolare, che è di attualità per almeno un paio di ragioni. La prima è quella che ci offre la cronaca degli ultimi mesi: il Corpo forestale dello Stato, non quello provinciale, ha effettuato dei prelievi nella discarica di San Lorenzo, in valle di Sella, dove si ipotizza un presunto inquinamento delle acque da metalli pesanti. La medesima ragione per cui lungo il torrente Moggio, a Olle, sono state fatte delle analisi congiunte da Appa e Comune di Borgo Valsugana, per stabilire l’eventuale rischio di alcuni depositi di acciaieria lungo il corso d’acqua. Quanto ai fumi dell’acciaieria, gli ex vertici dello stabilimento sono stati convocati a giudizio per nuove emissioni (l’udienza si tiene il 23 febbraio). Anche in questo caso – come era avvenuto per Monte Zaccon – le notizie di reato sono venute da privati cittadini, anziché dagli organi di controllo provinciali.