Mauro Vanni, titolare del bagno 62 è anche presidente della cooperativa bagnini di Rimini Sud che non ha protestato contro la legge Bolkestein, ma che ora si sente tradito dalle promesse del governo Monti
Dall’ombrellone alla dalmatica, Mauro Vanni, titolare del bagno 62 a Rimini, ha scelto di diventare diacono. E predicherà il Vangelo dalla spiaggia. “Credo di essere il primo bagnino che sceglie di sposare la chiesa – racconta Vanni, papà di tre bambini e presidente della cooperativa bagnini di Rimini Sud – ma il vescovo non ha avuto alcuna obiezione anzi, mi ha incoraggiato in questa scelta”.
A Rimini il turismo è preponderante e la chiesa desidera essere sempre vicina alle persone, anche quando queste vivono momenti di relax e riposo sulle nostre spiagge. Vanni, quindi, non avverte la consacrazione, celebrata il 27 gennaio in duomo da monsignor Francesco Lambiasi, vescovo della capitale della Riviera, come un cambiamento vero e proprio. A modificarsi sarà solo il mio status, se prima partecipavo agli impegni della parrocchia in modo volontario, ora lo farò da membro ufficiale.
Perché erano ormai 10 anni che il titolare dello stabilimento Tipi da spiaggia si preparava a diventare diacono, seguendo il cammino previsto dalla chiesa, e interrompendo i suoi studi, iniziati con l’iscrizione all’istituto di scienze religiose, solo d’estate, per lavorare nel suo bagno. E con la moglie, Maria Beatrice, erano già impegnati attivamente all’interno dell’ambito parrocchiale e diocesano.
La consacrazione, quindi, è l’ufficializzazione di un percorso già iniziato, per nulla inconciliabile con il suo lavoro, gestire un bagno in riva all’Adriatico. Del resto è lo stesso codice di diritto canonico, al canone 764, a stabilire che non solo i vescovi e i sacerdoti, ma anche i presbiteri e i diaconi godono della facoltà di predicare dovunque la parola di Dio, e laddove necessario, non è insolito che ciò accada anche in luoghi non comunemente adibiti al culto. In Emilia, dopo il terremoto, molti parroci si sono visti costretti a celebrare la funzione sotto ai tendoni, nei moduli prefabbricati, perché le scosse hanno devastato la maggior parte dei luoghi sacri a disposizione e le soluzioni alternative alle strutture allestite non erano molte.
“Sposando la chiesa potrò svolgere il mio servizio di evengelizzazione con clienti e turisti direttamente in spiaggia”. Tra gli sdrai e gli ombrelloni del suo bagno, che in passato aveva già aperto come luogo di ritrovo per la comunità diaconale e le rispettive famiglie. E poi all’interno del sindacato, che da tempo lotta per ottenere dal governo una legge quadro all’interno della Bolkestein, in grado di regolamentare la questione relativa alle concessioni demaniali senza dimenticare la tutela di chi, sui litorali, ha investito le proprie risorse.
“Molte famiglie qui si sono indebitate per migliorare gli stabilimenti, modernizzare le strutture, potenziare i servizi offerti ai clienti – spiega – se perdessero le concessioni, tanti si troverebbero disoccupati. Per non parlare dell’indotto, che si sta già fermando, con una perdita di posti di lavoro preoccupante. C’è stata la proposta di una proroga al 2020 ma deve ancora essere approvata in via definitiva e finché ciò non avverrà sarà difficile che si torni a investire. Speriamo nel nuovo governo”.
Non era sceso in piazza Mauro Vanni, il 20 novembre, quando circa 1500 bagnini avevano affollato Viale Aldo Moro per chiedere alla Regione di intervenire e pretendere dallo Stato un passo indietro sulla direttiva. Bolkestop, insomma. “Allora noi della cooperativa bagnini di Rimini Sud, che fa parte di Oasi Confartigianato, non condividevamo la linea degli altri sindacati – racconta il nuovo diacono di Rimini – pensavamo che la responsabilità fosse nazionale e europea, non regionale. Ora però, visti i risvolti della vicenda, ci siamo nuovamente allineati alle altre sigle”.
E se il nuovo governo non dovesse dare risposte adeguate, non è escluso che anche il diacono guidi il suo sindacato in piazza: “Essere ministro di culto significa coniugare la propria vita di tutti i giorni con la liturgia. Il mio impegno nel sociale sarà quindi ancora maggiore perché in un momento di così grave crisi economica bisogna tutelare le famiglie e offrire aiuto a chi ne ha bisogno. Dal pulpito, sotto l’ombrellone o in corteo, poco importa”.