I licenziamenti saranno decisi secondo l’anzianità di servizio, i carichi di famiglia e ragioni tecniche organizzative. Così, spiegava Fials nei giorni scorsi "il calo netto delle retribuzioni va da 109,94 euro (8,3%) per un ausiliario a 204,79 (10,9%) per un infermiere e 296,62 (13%) per una caposala"
All’ospedale San Raffaele di Milano vincono i ‘no’ dei lavoratori all’accordo per ottenere il ritiro dei 244 licenziamenti annunciati dalla proprietà. E’ questo l’esito del referendum che si è chiuso questo pomeriggio alle 16. I voti contrari al documento, sottoscritto a Roma da 9 delegati della Rsu su 17 presenti alla trattativa fiume nella sede del ministero del Lavoro, sono stati 1.365, contro 1.110 voti favorevoli; 11 le schede bianche e 66 le nulle. Il distacco, dunque fra i si e i no è di 255 schede. ”Alla luce di quanto emerso dal referendum – ha commentato la proprietà del San Raffaele in una nota – al quale sono stati chiamati a partecipare tutti i dipendenti del comparto dell’ospedale San Raffaele e indetto per ratificare l’accordo siglato a Roma dalle Rsu lo scorso 22 gennaio, l’azienda si rammarica per l’esito negativo”. In ogni caso, precisa l’azienda, “l’azione di risanamento intrapresa dall’amministrazione – conclude – continuerà comunque per consentire il salvataggio e il rilancio del San Raffaele”.
Il referendum ha registrato un’affluenza di massa dei lavoratori di via Olgettina: in 2.551, su un totale di 3.008 aventi diritto al voto, sono sfilati davanti alle urne allestite nel tendone del presidio permanente, e in mensa. Il quorum è stato raggiunto ieri in serata. Oggi alle 16 si è chiusa la consultazione e in istituto, nell’aula San Luca, è partito lo spoglio pubblico dei voti da parte della ‘commissione elettorale’ indicata dai sindacati. Giovedì 31 gennaio i sindacati saranno nuovamente a Roma nella sede del ministero del Lavoro dove, secondo la volontà espressa dai lavoratori, sanciranno il ‘mancato accordo’. I 244 licenziamenti saranno decisi secondo i criteri previsti dalla legge 223, cioè l’anzianità di servizio, i carichi di famiglia e ragioni tecniche organizzative.
Nei giorni scorsi i rappresentanti della Fials hanno distribuito un volantino in cui denunciavano “il clima crescente di prevaricazione che sta soffocando in quest’azienda il diritto alla libera manifestazione del proprio pensiero”, e mostravano con un prospetto gli effetti sulla retribuzione, nel caso passi il sì o il no al referendum. In particolare si può vedere che, se vincessero i sì, il taglio netto, temporaneo, alle retribuzioni oscillerebbe tra gli 87,92 euro (6,62%) di un ausiliario, i 173,41 (9,3%) di un infermiere e i 209,9 (9,2%) di una caposala. Se invece prevalessero i no, “i tagli alla sarebbero per sempre e maggiori – spiega Pasquale Magro, segretario aziendale Fials – perchè l’accordo sindacale del 2010 verrebbe disdettato per sempre, mentre con i sì verrebbe congelato. Il calo netto delle retribuzioni andrebbe da 109,94 euro (8,3%) per un ausiliario a 204,79 (10,9%) per un infermiere e 296,62 (13%) per una caposala”.