Come ogni anno “Reporter Sans Frontieres”, l’organizzazione non governativa internazionale che agisce da 25 anni in difesa della libertà di stampa in tutto il mondo, stila la classifica dei Paesi con il maggiore ( o minore) grado di libertà di stampa.
La classifica sulla libertà di stampa misura ogni anno il livello dell’indipendenza dell’ informazione in 179 Paesi, e riflette il grado di autonomia di cui godono giornalisti, agenzie di stampa e cybercittadini in ognuno di questi Stati, e le azioni intraprese dalle autorità per farne rispettare i parametri minimi.
Dopo la cosiddetta Primavera Araba e gli altri movimenti di protesta che hanno causato molti “saliscendi” nella classifica dello scorso anno, la classifica della libertà di stampa 2013 di “Reporter Sans Frontieres” segna – secondo la stessa Ngo – un “ritorno alla normalità”. Normalità per così dire, viste anche le recenti involuzioni, politiche ma anche informative, dei Paesi che avevano innescato, fra tante speranze, le primavere arabe, primo fra tutti l’Egitto.
L’Italia appare in questa lista in posizione stazionaria, e pur recuperando qualche punto nella classifica mondiale, si caratterizza ancora per quelli che vengono definiti tentativi di introdurre “leggi bavaglio”. A proposito dell’Italia infatti il rapporto afferma che “la cattiva legislazione osservata nel 2011 è proseguita, soprattutto in Italia (57, +4), dove la diffamazione deve ancora essere depenalizzata e le istituzioni ripropongono pericolosamente “leggi bavaglio”.
Il rapporto si riferisce probabilmente all’iter normativo (che però è iniziato solo nel 2012) , poi abortito, della cosiddetta legge Salva Sallusti, vissuta dalla stragrande maggioranza del mondo giornalistico come un tentativo di censura mascherato da intenti lodevoli.
Fa un certo effetto, al lettore medio, vedere l’Italia collocarsi nella 57a posizione, come già accaduto in passato, dietro paesi come il Burkina Faso (46esima posizione), le Isole Comore (51°), il Ghana (30esima posizione), la Papua Nuova Guinea (41esima).