L'indagine aperta a seguito di un esposto dell'Adusbef. Finiscono nel mirino il ruolo di Bankitalia e Consob, per accertare le ragioni che le hanno indotte "a non vedere, né verificare nei bilanci ricoperture rischiose in prodotti derivati"
Sullo scandalo Monte dei Paschi di Siena adesso indaga anche la procura di Trani: il fascicolo è stato aperto ieri – per il momento contro ignoti – sulla base di un esposto presentato dall’Adusbef. All’orizzonte si profilano le accuse di truffa agli azionisti e manipolazione del mercato. Ma soprattutto: si profila un’indagine mirata a scandagliare il controllo di Bankitalia e Consob, sulle operazioni Mps, sia per lo scandalo derivati sia per il nulla osta per l’acquisizione di Antonveneta.
“L’Adusbef – scrive il senatore Elio Lannutti, presidente dell’associazione – chiede alla Procura della Repubblica (anche a quella di Roma, ndr) di aprire un’indagine volta ad accertare le ragioni che hanno indotto Bankitalia e Consob a non vedere, né verificare nei bilanci Mps, ricoperture rischiose in prodotti derivati, e se tali poste contabili fossero state segnalate nei bilanci, da parte del collegio sindacale e società di revisione contabile”. Negli ultimi due anni, la piccola procura guidata da Nicola Maria Capristo, ha indagato su colossi mondiali del rating come Moody’s (chiesta l’archiviazione ), Fitch e Standard & Poor (chiesto il rinvio a giudizio per gli artifici informativi che hanno danneggiato il mercato azionario italiano). Ora s’appresta a scavare su Mps, Consob e Bankitalia.
L’esposto dell’Adusbef – che riporta ampi stralci di articoli pubblicati da Il Corriere della Sera e Il Giornale – si concentra soprattutto sul ruolo della vigilanza. L’Adusbef chiede infatti di verificare “le ragioni del nulla osta di Bankitalia all’acquisizione di Banca Antonveneta, per un valore superiore a quanto non fosse stato pagato qualche mese prima da Banco Santander“. Altro punto da chiarire: “Perché, nel pacchetto, Mps non pretese anche il controllo di Interbanca, il corporate dell’istituto del Nord Est che da solo valeva 1,6 miliardi di euro”. L’istituto, segnala l’Adusbef, “rimase nelle mani degli iberici”. La procura di Trani chiamata a verificare “l’enorme plusvalenza per entrare in possesso di una banca, l’Antonveneta, il cui valore patrimoniale, il presidente del collegio sindacale di Monte Paschi, Tommaso Di Tanno, aveva stimato in appena 2,3 miliardi”. Ma queste sono soltanto le premesse, per il lungo elenco d’ipotesi di reato denunciate dall’Adusbef, che spaziano dalla truffa al falso, dalla manipolazione dei mercati alle false comunicazioni sociali, per giungere all’ostacolo all’esercizio delle funzioni pubbliche di vigilanza e all’omoessa comunicazione del conflitto d’interessi. Il nocciolo della questione, per il fascicolo appena aperto dalla procura di Trani, sta nella richiesta di estendere “le indagini agli esponenti aziendali della Banca Mps nonché alla Banca d’Italia ed alla Consob, potendosi configurare, a carico degli stessi, gravi ipotesi delittuose”.
A supporto di questa tesi, l’Adusbef produce anche lo stralcio di una relazione di Bankitalia del 2010, dopo un’ispezione durata tre mesi, che dimostra la conoscenza, da parte degli ispettori di palazzo Koch, di molte criticità interne a Mps, anche in riferimento ai contestati investimenti con i derivati. In attesa di capire se Trani abbia, oppure no, la competenza per mantenere il fascicolo, un fatto è certo: la piccola procura con vista sul mare è diventata un punto di riferimento sempre più concreto per chi denuncia reati finanziari. A partire dall’indagine sulle carte di credito American Express revolving, passando per i colossi del rating, il binomio composto dal pm Michele Ruggiero e dal nucleo di polizia tributaria della Gdf, guidato dal colonnello Antonio Quintavalle, finora ha portato a molte richieste di rinvio a giudizio, da Londra a Francoforte, passando per i vertici mondiali della finanza, come Deven Sherma, presidente di S&P Financial Service dal 2007 al 2011. Da ieri c’è un nuovo fascicolo: che punta il dito su Roma. Sulla Consob. E su Bankitalia.
da Il Fatto Quotidiano del 30 gennaio 2013