Tra i 31 scali classificati come nazionali c'è il Fellini, ma non il Verdi e il Ridolfi che quindi non potranno usufruire dei contributi statali per i nuovi interventi infrastrutturali. Per il capoluogo romagnolo la situazione è critica: a un mese dalla scadenza del bando Enac, ancora nessuna traccia di nuovi investitori
Corrado Passera “salva” Rimini e abbandona al suo destino Parma e Forlì. Il nuovo piano nazionale degli aeroporti del governo Monti, annunciato da tempo e licenziato al fotofinish, include il Federico Fellini tra i 31 scali classificati come nazionali (naturalmente tra questi c’è anche il Marconi di Bologna) e relega a scali regionali sia il Verdi sia il Ridolfi. La differenza, non da poco, è che i primi saranno oggetto di interventi infrastrutturali anche con il contributo dello Stato, mentre i secondi dovranno reggersi esclusivamente sulle gambe – e sui portafogli ormai vuoti – degli enti locali e regionali, che potranno valutare per gli attuali sedimi una diversa destinazione d’uso fino alla chiusura.
L’atto di indirizzo del piano “che getta la basi di una riforma attesa trent’anni”, ha esultato oggi Passera, è stato varato dal ministero e sarà inviato ora alla conferenza Stato-Regioni per l’intesa finale, il provvedimento sarà sancito da un decreto della presidenza della Repubblica. Posto che il riordino dei cieli dovrà “ridurre la frammentazione esistente e favorire un processo di riorganizzazione”, come riporta oggi il ministero, è stato stabilito che in Italia operano al momento 112 aeroporti di cui 11 ad esclusivo uso militare. Tra i 31 scali di interesse nazionale individuati in base alla rilevanza e al traffico ci sono, nell’ordine, i 10 aeroporti più grandi, poi quelli con oltre un milione di passeggeri all’anno, quelli con oltre 500 mila passeggeri e caratterizzati da una “continuità territoriale”, quelli, infine, “fuori rete”. Ed è tra questi ultimi che si inserisce, in compagnia di Salerno, il Fellini di Rimini: entrambi non fanno parte delle reti europee, ma si avvicinano al milione di passeggeri (Rimini) oppure servono a delocalizzare il traffico di scali vicini (Salerno rispetto a Napoli).
L’ultima versione del piano Passera, dopo quella della primavera scorsa, non include più le famigerate categorie che avevano fatto arrabbiare i sindaci: Rimini, ad esempio, nell’ultimo biennio era stato definito scalo prima “complementare” e poi “di servizio”. Al di là della buone notizie da Roma, comunque, i riminesi sanno che non possono ancora esultare. Il Fellini attende la firma del ministero dell’Economia, dopo quella del ministero dei Trasporti, per il rinnovo della sua concessione trentennale Enac.
La società di gestione Aeradria, poi, è stata ammessa ad inizio novembre al concordato di continuità: il tribunale di Rimini aveva dato da 60 a 120 giorni per presentare il piano industriale centrato su sette milioni pubblici di aumento di capitale e su sei milioni di prestito da parte dei soci pubblici e privati. Entro febbraio, insomma, bisognerà confermare i milioni in ballo per pagare i vari creditori, che dovranno approvare a loro volta (almeno al 51%) le direttive del piano. Al suo interno, fra l’altro, si prevede un taglio alle compagnie più costose. Ma Aeradria aspetta, sempre entro febbraio, pure di poter firmare la convenzione con Enac per quattro milioni di euro di lavori agli impianti luminosi del Fellini, come stabilito dal ministero dei Trasporti nell’ambito del passaggio di status, da militare a civile, dell’aeroporto di Miramare.
Spostandosi tra gli scali “regionali” ormai a tutti gli effetti, Parma e Forlì, è quest’ultimo ad avere l’acqua alla gola. Il 4 febbraio scadrà il bando Enac (già prorogato di due mesi) ma di investitori concreti non c’è traccia: il liquidatore della società Seaf Riccardo Roveroni ha chiesto ad Enac un’ulteriore proroga, se nessuno si fa sotto si procede dritti verso il fallimento.
A Parma sbotta il Pdl, che sul destino del Verdi se la prende con quello che finora è parso il grande assente nella partita, la Regione: “Ora la sopravvivenza del Verdi è legata principalmente all’interesse della Regione Emilia-Romagna, che fino ad ora si è disinteressata di tale scalo preferendo investire, o meglio buttare, diversi milioni di euro per difendere l’aeroporto di Forlì, che è in una posizione decisamente meno strategica del nostro”, attaccano i candidati berlusconiani alla Camera, Cinzia Camorali, Laura Schianchi e Simone Orlandini.
Lo stesso assessore regionale ai Trasporti, Alfredo Peri, conferma un certo disagio: “Apprendiamo solo attraverso i comunicati stampa dell’avvenuta approvazione del piano aeroporti da parte del governo uscente. E’ evidente che ne dovrà seguire un’attenta analisi, in particolare da parte delle Regioni che non sono state preventivamente informate nel merito”, nota Peri in una striminzita nota.