Sono uno storico elettore di sinistra. Scelgo di volta in volta a chi dare il mio voto, e mi è successo spesso di dovermene pentire. Alcune volte ho fatto fronte al timore di sbagliare revocando il mio voto e astenendomi. Non ho consigli da dare, solo un pensiero da esporre. Questa è una brutta campagna elettorale, ipotecata dall’annunciato (finora è l’ipotesi più probabile) governicchio Pd-Monti. Il Pd mi è parso sempre un partito gnè-gnè: dentro la sua pancia esistono persone rispettabili e altre assai meno, idee condivisibili e prudenze inaccettabili. Riformisti e radicali, democristiani e comunisti. L’uno e il suo opposto. Il calderone di personalità così tanto diverse provoca immobilismo e non riforme.
Io sono per la radicalità delle idee, per la loro chiarezza, per la nettezza della posizione in campo. Fosse per me, faccio un esempio, proporrei che il finanziamento pubblico andasse solo alle scuole pubbliche. Vorrei i nostri ospedali salvaguardati e non le cliniche private; vorrei più Stato e non di meno. Fosse per me, lascerei vivere le Province e abolirei le Regioni, vero letamaio legislativo. Accorciare la filiera istituzionale significa eliminare d’un botto almeno un terzo delle cinquecentomila poltrone a cui corrispondono altrettanti bancomat perpetui. La spesa pubblica si disbosca solo se le funzioni di governo vengono semplificate e riassunte. Questo è il mio pensiero. La prospettiva invece è il continuismo: un centrosinistra allargato a Monti. Tutto già visto. Pietanza indigesta. Allora tento di inquadrare le alternative.
Mi sono messo a seguire Grillo. Grande motivatore ma spesso con idee così dichiaratamente superficiali da apparirmi incredibili. Diceva di andare a leggere il suo programma. L’ho letto e riletto. Mi sembra assai superficiale, purtroppo. Ho scritto un libro sulle energie rinnovabili, e firmato molte inchieste su come il vento e il sole (non parliamo dell’acqua) venga trafugato, imbucato, sottratto alla comunità. Non c’è traccia nel programma dei rimedi, né un’analisi accettabile delle cause. Sono stato in giro per l’Italia a conoscere i militanti. Persone brave, volenterose ma spesso del tutto prive (e lo dicono persino!) di una visione del mondo, della società. A Padova un giorno sono stato un intero pomeriggio ad aspettarli. Volevo intervistarli per capire cosa pensano, cosa vogliono, cosa offrono. Nessuno è venuto per paura che il Capo s’incazzasse e facesse fare loro la fine di quegli altri emiliani. Terrore nei loro volti e diffidenza non fiducia. Infatti tutto è tornato come prima: Grillo parla e gli altri scomparsi. Chi sono? Boh! Grillo: sono gente come noi, casalinghe, studenti, gente così. Che significa gente così? Che senso ha portare in Parlamento persone che non hanno competenze, visioni e anche carattere? Cosa dovranno fare, le belle statuine? Oppure dire no su tutto. O qualche sì e qualche no?
Non basta essere onesti per essere dei buoni parlamentari. Non basta essere casalinga per fare la brava deputata. Anzi, temo che l’amica casalinga mi rovinerà. Senza sua colpa, soltanto grazie alla sua incompetenza. Allora ho volto lo sguardo verso Ingroia. Premetto: secondo me meglio magistrato che candidato. Secondo: se proprio vuoi ti devi dimettere e assumertene i rischi. Terzo: deve piacerti un po’ la politica. Io temo che abbia ragione Crozza: Ingroia non ha molta dimestichezza, e si vede. E si nota anche che ha organizzato una cordata piuttosto eterogenea: leader in disuso rimessi in pista col piccolo plotoncino. Alcune mezze cartucce, alcuni sono bravi, altri davvero improponibili. Capisco che fare le liste è duro e mettere assieme tanti è complicato: ma vediti le biografie, capisci chi sono, cosa hanno in testa, in quali partiti hanno militato. Che senso ha mettere Di Nardo a Napoli. So che con Ingroia c’è De Magistris, ex collega di magistratura.
Anche qui una perplessità: De Magistris è stato eletto per governare una città ingovernabile come Napoli, dove non bastano le ventiquattro ore della giornata per fare qualcosa di decente. Se sei su quella sedia non hai tempo nemmeno di guardare l’orologio. Invece a me è parso che un minuto dopo l’elezione a De Magistris sia venuto in testa di farsi il partitino, affrancarsi da Di Pietro e costruire la propria piccola pattuglia. Conosco come voi la fatica di fare una sola cosa bene. Figurarsi due, e tre e quattro. Dovremmo essere più modesti, misurati, e consapevoli dei nostri limiti. Temo che il dottor Ingroia non abbia fatto una cosa buona e che non stia facendo fare un bell’acquisto agli italiani. Mi sbaglierò ma tempo sei mesi e in Parlamento le granitiche falangi grilline e queste altre rivoluzionarie inizieranno a sfaldarsi e a smottare. Elencheremo gruppi e sottogruppi, tradimenti e incomprensioni. Berlinguer diceva: le idee vanno avanti se hanno le gambe giuste. Qui le gambe non mancano, è sul resto che covo dubbi.