Il leader di Rivoluzione Civile conclude il tour emiliano tra 400 persone. Ottimista per il superamento della soglia alla Camera, meno al Senato: "Rimarremo uniti in Parlamento, non siamo un'accozzaglia di sigle". Poi risponde all'appello di Patrizia Moretti: "Sì al reato di tortura, sì alla riconoscibilità delle forze dell'ordine"
“Siamo ottimisti”. Antonio Ingroia, il leader politico di Rivoluzione Civile, arriva a Bologna dopo una giornata estenuante, tra tappe di campagna elettorale in giro per l’Emilia e polemiche con Ilda Boccassini. “Attaccarmi per essermi paragonato a Giovanni Falcone? Si è trattato di un assist a Berlusconi, scorretto in campagna elettorale e poteva evitarlo”. Il tour lungo la via Emilia del magistrato in aspettativa, tra Ferrara, Parma e Cavezzo (in provincia di Modena), è stato all’insegna della lite con il magistrato, un botta e risposta a distanza che ne ha amareggiato risultati e dialoghi. A Bologna invece, la voglia è quella di parlare di politica e del futuro di un movimento che ha visto la luce poche settimane prima delle elezioni. Rivoluzione Civile ce la farà, dice a gran voce Ingroia: “Per la camera siamo abbastanza ottimisti, i sondaggi ci danno ben sopra il 4 % o addirittura il 5%. Per il senato, siamo convinti di potercela fare in alcune regioni ma non in tutte. Dipenderà da come riusciremo a comunicare il messaggio agli italiani”.
In oltre quattrocento hanno atteso il leader di Rivoluzione Civile, e molti non sono riusciti ad entrare nella sala conferenze dell’Hotel Europa. Un hotel a quattro stelle non nuovo ai convegni della sinistra bolognese e che, a pochi giorni dal voto, si trova ad accogliere le speranze e le attese di tanti indecisi. Tra chi vende copie di “Falce e martello” e i curiosi dell’ultima ora, compare anche la new entry Giovanni Favia, espulso del Movimento Cinque Stelle, che prende la parola poco dopo l’inizio del convegno. Un solo applauso quando rivendica l’unità dello schieramento, “Noi non siamo un accozzaglia come gli altri” e poi lascia lo spazio agli altri candidati.
E alle paure che il gruppo che riunisce così tante anime, da Rifondazione Comunista, ai Verdi, passando per i Comunisti Italiani fino all’Idv, possa sfaldarsi dopo le elezioni, Ingroia risponde deciso: “C’è un impegno d’onore da parte di tutti per rimanere dentro al gruppo parlamentare unico. Mi rendo conto che il tempo è stato poco e c’è stata qualche sbavatura nel formare le liste. Trovare così tanti candidati è stata un’impresa veramente ardua”. Mancanza di tempo o inesperienza, Ingroia rimanda al mittente le accuse del Movimento Cinque Stelle che dicono che Rivoluzione Civile si perderà non appena entrato in parlamento: “Grillo dice queste cose, ma penso che sia più facile che si sfilaccino i suoi. Io non credo che nel suo movimento ci sia coesione. Basta vedere le modalità di selezione dei candidati. Questa elezione è un’occasione importante per portare in Parlamento la parte degli italiani stanchi della vecchia politica. Se si fosse perso questo treno, avrebbe voluto dire perdere per sempre il treno della storia”.
Ingroia apre il dibattito citando Enrico Berlinguer e parlando della questione morale. Gli applausi non mancano tra persone che fino a poco tempo prima erano abituate a venire da gruppi differenti. Tra approvazioni e facce speranzose, c’è anche chi teme le polemiche che continuano a vivere sotto il tappeto della neonata formazione politica. Il pensiero va subito al figlio del giudice Borsellino, Salvatore, che a inizio gennaio aveva attaccato Ingroia dicendosi preoccupato per l’assenza di società civile candidata nelle liste: “Non è vero. Basta guardare i nomi. Sono piena espressione del concetto di società civile. Non c’è nessun capolista leader politico. Lo stesso Salvatore Borsellino, pur avendo espresso critiche, dice che rimarrà con noi”.
Ampio spazio alle domande nel corso del dibattito. A prendere la parola è stato Marco Trotta, che, sul sito del Fatto Quotidiano Emilia Romagna, aveva pubblicato un appello per il leader di Rivoluzione Civile, dove si ponevano importanti interrogativi sulla giustizia in Italia. “Sono punti importanti del nostro programma, – dice Ingroia, – sì al reato di tortura; sì alla definizione di regole per consentire la riconoscibilità degli operatori delle forze dell’ordine; sì alla moratoria per l’uso dei gas CS per mantenere l’ordine pubblico; sì alla revisione delle leggi proibizioniste”. Tra i firmatari dell’appello anche Patrizia Moretti, madre di Federico Aldrovandi incontrata nel pomeriggio a Ferrara. In merito alla sentenza che ha condannato i quattro agenti ritenuti responsabili dell’omicidio del ragazzo di Ferrara, Ingroia replica duramente: “È ovvio che alla responsabilità penale deve conseguire una responsabilità disciplinare. La sospensione dovrebbe essere una sospensione definitiva”.
Il bagno di folla non è mancato ad Ingroia nemmeno in Emilia, anche se il timore è che i curiosi siano più dei reali sostenitori. L’attesa ora è tutta per le prossime quarantotto ore quando il programma completo verrà finalmente reso noto. “Ognuno potrà dare il proprio contributo”, dice Ingroia, nella speranza che le attese non siano deluse.