Ecco come lavorava la banda del 5 per cento: lo racconta il documento conclusivo dell’internal audit di Montepaschi, il controllo interno sulle transazioni finanziarie realizzato dalla banca nel 2009. In quell’anno un gruppo guidato da Andrea Furlani verificò come lavorava l’area finanza di Mps, soprattutto quella che si occupava di finanza proprietaria nella sede di via Rosellini a Milano, dove aveva un suo ufficio, al terzo piano, anche il capo della finanza di Montepaschi, Gianluca Baldassarri. Il 26 novembre 2009 Furlani consegna una relazione con alcuni allegati, che il Fatto Quotidiano ha potuto consultare. Da quelle carte emerge, da una parte, un metodo di lavoro senza controlli, con falle di sistema che sembrano fatte apposta per poter concludere operazioni opache; dall’altra, gli allegati ricostruiscono una serie di operazioni su titoli corporate e su Btp, alcune delle quali realizzate con Enigma, la società d’intermediazione finanziaria con base a Londra e sede operativa a Milano di cui il Fatto ha scritto il 26 gennaio.

L’analisi interna ricostruisce una situazione di grave disordine organizzativo. Nella sala operativa, i trader registrano le operazioni molto tempo dopo averle realizzate. A volte dopo ore, a volte il giorno successivo. In questo modo è possibile che un titolo sia acquistato a un prezzo e messo a carico della banca solo quando il prezzo è maggiore, lucrando sulla differenza, che potrebbe poi essere intascata dal trader o dal suo responsabile. Il trader potrebbe addirittura avviare un’operazione e, se questa va bene, non registrarla, tenendo per sé il margine realizzato; se invece va male, la registra mettendo la perdita a carico della banca. “Diverse operazioni sono state segnalate dalla funzione di Controllo del rischio come potenzialmente anomale”, si legge nella relazione. “Lo staff di Controlli finanziari di Area finanza non ha mai effettuato alcun warning” (stato d’allarme). Vengono analizzate dieci operazioni, concluse nei mesi di giugno e luglio 2009. “In taluni casi (due) i deal sono stati inseriti il giorno successivo alla contrattazione”, annotano i controllori.

La maggior parte delle operazioni (sette) “sono state inserite nell’applicativo di Front Office in seguito a un ordine impartito dal Capo area. Il telefono di quest’ultimo non è attualmente registrato né è previsto che lo sia in futuro”: così i controlli sono impossibili e non resta traccia delle operazioni. Il capo area è Baldassarri. Il rapporto elenca poi altre 20 operazioni su titoli corporate “ritenute significative dal punto di vista di una potenziale irregolarità operativa”. E segnala quattro acquisti di Bund tedeschi realizzati nel corso dell’anno. Due di questi, del valore di 25 milioni di euro l’uno, sono stati perfezionati il 28 aprile e il 6 maggio 2009. Per entrambi, “il prezzo d’acquisto si colloca sui livelli massimi di prezzo, registrati a inizio giornata, nonostante i deals siano stati inseriti nei sistemi gestionali solo nel tardo pomeriggio”.

Le operazioni realizzate con l’intermediazione di Enigma, segnalate tra quelle “a rischio” sono due tra le dieci campionate del 2009: si tratta di compravendita di titoli Credit Suisse e British Telecom. Altre cinque sono nell’elenco delle 20 ritenute “potenzialmente irregolari”: sono due compravendite di bond British Telecom e Olivetti e tre di Imperial Tobacco. “Tutto regolare”, dice un consulente di Enigma. “Ho analizzato i prezzi e posso garantire che sono corretti, entro i margini di mercato”.

Non la pensano così i pm di Milano Giordano Baggio e Stefano Civardi, che hanno indagato sul ruolo di Enigma e nel giugno 2012 hanno fatto perquisire abitazione e ufficio milanese di Fabrizio Cerasani, socio fondatore e direttore di Enigma Securities Llp di Londra e legale rappresentante della succursale italiana. A Cerasani è stato notificato anche un avviso di garanzia per il reato di appropriazione indebita. Poi le carte sono state mandate per competenza territoriale ai pm di Siena che indagano su Montepaschi. L’ipotesi d’accusa è che Enigma acquistasse e vendesse per conto di Mps titoli sui mercati Otc (over the counter, cioè non regolamentati), “a condizioni predeterminate e diverse da quelle realizzabili sul mercato, al solo fine di conseguire un profitto” da occultare. Enigma, insomma, sarebbe servita per fare la “cresta” sulle operazioni, da spartire “con dirigenti infedeli di Mps”. Ora anche le carte di Enigma sono sui tavoli dei magistrati di Siena che devono risolvere i molti enigmi del caso Montepaschi.

da Il Fatto Quotidiano del 31 gennaio 2013

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