Il pubblico italiano ha iniziato da poco a conoscere Nomura e i suoi prodotti finanziari. E’ su questi asset che Nomura ha costruito negli ultimi anni il proprio successo al di fuori dei confini nazionali. Dal 2011 Nomura controlla il business asiatico di prodotti finanziari strutturati, quelli basati sui derivati. Nel giro di due anni i ricavi delle sottoscrizioni di pacchetti di derivati è aumentata di tre volte passando da 16,2 miliardi di dollari nel 2009 a 49,5 nel 2011.
I prodotti finanziari di Nomura sono considerati tra i più innovativi e redditizi del recente passato. Lo dicono le riviste di settore tra cui Risk.net e Derivatives Week/Derivatives Intelligence che ha assegnato agli asiatici un premio per il commercio e la progettazione di prodotti derivati redditizi, e per essere avanti ai concorrenti nella gara all’innovazione e alla ricerca. Non è un caso che Nomura investa moltissimo nella formazione ad alto livello dei propri dipendenti, e abbia “installato” nel 2001 una propria scuola, il Nomura Centre for Mathematical Finance, nella prestigiosa Università di Oxford. Tuttavia, se si guarda alla storia dell’azienda, gli scandali non sono pochi. A cominciare dai più recenti casi di insider trading, per finire ai casi che negli anni ’90 hanno portato alla luce rapporti con la malavita organizzata.
Il più recente, a luglio 2012 ha portato alle dimissioni l’amministratore delegato, Kenichi Watanabe, e il suo vice, Takumi Shibata, per aver avvantaggiato clienti del comparto titoli. Come ha rivelato il settimanale giapponese Diamond, i casi di insider trading a carico di Nomura erano tre, tutti nel solo 2010. Un giro di informazioni riservate in uscita verso una banca del mega-gruppo Mitsui-Sumitomo e un’agenzia di consulenze su concorrenti e aziende del settore energia, come Inpex, azienda petrolifera, e Tepco, l’azienda elettrica di Tokyo che gestisce la centrale nucleare di Fukushima. Nomura era così intervenuta direttamente sulle quotazioni di borsa favorendo i profitti di propri clienti di prima fascia con cui aveva precedentemente siglato accordi.
Nomura è, almeno in patria padrona del mercato finanziario. Ha in mano circa il 43 per cento degli scambi di prodotti strutturati e il 30 per cento del mercato al dettaglio di questi. Ma non è l’unica a influenzare il mercato azionario giapponese. È infatti seguita a ruota dai suoi competitor. Le grandi corporation della finanza si aiutano a vicenda per massimizzare i profitti, con l’aiuto di funzionari o ex dipendenti pubblici compiacenti. Lo scandalo estivo sull’insider trading ha infatti investito anche Smbc-Nikko, Jp Morgan e Daiwa, le tre grandi compagnie finanziarie attive in Giappone.
A partire dalla primavera del 2012, il governo di Tokyo ha tentato di porre un freno attraverso il Ministero per i Servizi Finanziari, senza successi di rilievo. Senza contare che il ministro Matsushita, che da tempo si batteva per una maggiore trasparenza del settore e un maggiore controllo interno sulle fughe di notizie riservate, si è suicidato a settembre. Tornando a Watanabe e Shibata, i veri artefici dell’integrazione con Lehman Brothers, i due lasciano, dando il via a un cambio di strategia del gruppo. Pochi mesi dopo, però una nuova indagine per insider trading investe Nomura, stavolta per un caso risalente al 2011. Nomura avrebbe aiutato l’hedge fund Japan Advisory nell’acquisto di un’azienda di microchip. Le dimissioni di Watanabe avevano cercato di “ripristinare la fiducia dei clienti”, come riportava lo Asahi Shimbun nel luglio 2012, ma evidentemente qualcosa è andato storto. Ora il nuovo ad Koji Naga punta a tagliare le operazioni internazionali di Nomura e riportare in alto i ricavi, che nel penultimo trimestre del 2012 avevano registrato un forte calo.
di Marco Zappa