La storia degli eventi riguardo una presunta macchia di petrolio a 12 miglia al largo delle coste fra Vasto e Termoli sul confine Abruzzo-Molise è alquanto singolare.
Il giorno 22 Gennaio 2013 la stampa delle regioni coinvolte riporta il ritrovamento di circa mille litri di presunto petrolio, riversati in mare nei pressi della piattaforma Rospo Mare, di proprietà mista al 62% dell’Edison e al 38% dell’Eni. La Edison ne è anche il diretto operatore. Sulla terraferma di fronte a Rospo Mare c’è la riserva di Punta Aderci e il sito di interesse comunitario della Marina di Vasto. In totale a Rospo Mare ci sono 3 piattaforme con 28 pozzi.
Qui la notizia del presunto sversamento come riportata dal sito Abruzzo Quotidiano, dal sito Centro d’Abruzzo, dal sito Abruzzo Independent, dal sito Termoli TV, dal sito Quotidiano Molise, dal sito Termolionline, dal sito Abruzzo24ore, dal sito Abruzzoweb, dal sito Adnkronos e dal sito Tgcom24.
L’allarme fu lanciato nella notte del 21 Gennaio, verso le 22:30, dall’equipaggio della nave FSO Alba Marina ancorata vicino alle tre piattaforme di Rospo Mare. La FSO Alba Marina è stata sostituita nel dicembre 2012 ed è una nave di carico/scarico/stoccaggio usata in questo caso per gestire il petrolio di bassissima qualità – circa 11.5 gradi della scala API – che viene estratto da Rospo Mare.
Come si può vedere dai link sopra, fu la stessa Edison a riferire dello scatto della procedura di emergenza, del fermo della produzione di petrolio, dell’intervento della Capitaneria di Porto di Termoli e di Pescara e dell’attivazione di mezzi antinquinamento e aerei.
In particolare, come riferito dal Giornale della Protezione Civile, il responsabile per i rapporti con la stampa dell’impianto della Edison, Stefano Amoroso, affermava che la macchia di petrolio misurava circa “20 metri per 60 pari a circa 1000 litri”. Qui la videointervista allo stesso Amoroso.
La mattina del giorno dopo, il 22 Gennaio, i sommozzatori della Guardia Costiera eseguono una ispezione dettagliata della piattaforma, delle tubature e della nave FSO per capire da dove venisse questo presunto petrolio e come e se intervenire. Fortunatamente non furono avvistate altre macchie di presunto petrolio così la Capitaneria passò ad ipotizzare che lo sversamento fosse dovuto a problemi alle tubature di pompaggio o alla stessa nave FSO.
In totale sono stati utilizzati un rimorchiatore della società Castalia, quattro motovedette, due supply vessel, un aereo ATR42 dotato di apparecchiature per il telerilevamento ambientale, sofisticate apparecchiature dette di “rec-oil” per separare il petrolio dall’acqua del mare, due robot detti Rov uno da Ancona e uno da Napoli, e c’è stato oltre all’intervento del personale della Capitaneria di Pescara e Termoli anche quello dei sommozzatori della Guardia Costiera di San Benedetto del Tronto e della Edison stessa.
In seguito al gran dispiego di mezzi e forse anche grazie all’evaporazione dei presunti idrocarburi, come disse la stessa Capiateria di porto, la sera del 22 Gennaio 2013, la Edison tranquillizza tutti, confermando tramite una nota ufficiale che:
Intanto il pomeriggio di quello stesso giorno, verso le 16:00, il WWF Abruzzo riesce a fotografare un gruppo di gabbiani sporchi di petrolio, che come riferisce il presidente della Società ornitologica abruzzese Augusto De Sanctis rappresenta un “evento del tutto eccezionale” per questo tratto di costa, se riferito ai numerosi censimenti eseguiti negli scorsi anni.
I politici saltano sull’episodio, tutti pronti a dichiarare la propria contrarieta’ alle estrazioni di petrolio in Adriatico – da tutti i colori politici. Si registrano dichiarazioni di Antonio Menna, dell’UDC regionale, del presidente della provincia di Chieti, Enrico Di Giuseppantonio, anche lui dell’UDC, del sindaco di Vasto Luciano La Penna, del PD, di Carlo Costantini consigliere regionale dell’IDV.
Ad un certo punto però proprio il giorno 22 gennaio iniziano le correzioni sulla notizia.
Il comandante della Guardia Costiera di Termoli, Claudio Manganiello dice: “C’erano solo delle piccole tracce di idrocarburi e nient’altro. Almeno per ora. L’operazione va avanti, stiamo verificando con la massima cura. Una perdita dalla piattaforma? Attualmente non ce n’è la prova”.
La Capitaneria di Porto, aggiunge che dall’aereo risultava “solo” una “irridescenza cioe’ una pellicola superficiale di idrocarburi sulla superficie del mare” nelle vicinanze della nave, che non si segnalavano idrocarburi pesanti in superficie ma che le indagini continuavano lungo i fondali marini.
In particolare, il procuratore capo di Larino Ludovico Vaccaro conferma l’esistenza di una perdita anche se si riconosce che il pronto intervento della Edison ha evitato il precipitare degli eventi.
Secondo il sito Primonumero di Termoli, la causa della perdita potrebbe essere un guasto a una giuntura allentatasi da una delle trivelle che potrebbe portare, sempre secondo il sito Primonumero, all’ipotesi di cattiva manutenzione o negligenza da parte della Edison. Spunta anche l’ipotesi da parte dell’assessore all’ambiente Augusta Di Giorgi che il Comune di Termoli possa intraprendere una azione legale contro la Edison per danni d’immagine.
Arriviamo al 24 gennaio, quando la Edison manda un nuovo comunicato in cui si conferma l’assenza di petrolio in mare e si ricorda che ci saranno altri interventi di manutenzione, il ripristino dei pozzi e ben 160 milioni di euro spesi per la sicurezza. Si conclude che “si può escludere qualsiasi forma di inquinamento” e soprattutto che grazie a tutti i mezzi usati si può finalmente “escludere lo sversamento di greggio in mare, fatto confermato dai rilevamenti satellitari effettuati dalla Capitaneria di Porto”.
Ma allora cos’era il tutto? Secondo la Edison, dopo 60 ore dal momento dell’allarme, La macchia, che ha generato l’allarme e che era stata stimata essere a quel momento in piena notte a distanza di 30 metri dalla FSO Alba Marina e con un’onda media di 2 metri di altezza, di dimensione 20 per 60 metri (circa 1 metro cubo) si è rivelata essere composta di natura diversa dal petrolio (sostanzialmente terra ed erba di origine fluviale).
E poi concludono dicendo che “il campo è inoltre fornito di tutte le dotazioni di sicurezza previste dal codice della navigazione e dalle leggi minerarie”, che i controlli proseguiranno e che La nuova FSO Alba Marina appartiene alla categoria Aframax, con doppio scafo e doppio fondo, ha una portata lorda di 109.000 tonnellate e possiede i più avanzati sistemi di controllo di rilevazione automatica di presenza di gas, incendio e arresti di emergenza che garantiscono un elevato livello di sicurezza delle operazioni. Progettata per ospitare 50 persone tra tecnici e operatori, la FSO Alba Marina è presidiata 24 ore su 24 ed è in costante collegamento con la base operativa Edison di Santo Stefano a Mare.
Il comunicato stampa è stato poi seguito da una conferenza stampa sempre il 24 gennaio 2013 con Nicola Monti, direttore idrocarburi, e Giovanni Di Nardo, responsabile operazioni. In conferenza stampa hanno affermato che “Lunedì sera il personale, dopo aver notato in mare delle macchie iridescenti ha segnalato l’avvistamento, facendo scattare l’allarme e le conseguenti operazioni di emergenza. Vicino alla nave Alba Marina era presente solo materiale organico di natura vegetale che, di notte e in quelle particolari condizioni di visibilità, ha dato l’impressione della scia iridescente simile alle macchie petrolifere. Se tutto questo fosse accaduto di giorno, ci si sarebbe subito resi conto dell’assenza di pericoli ambientali. Il Comune di Termoli intende adire le vie legali per chiedere il risarcimento danni? Quale risarcimento? Non esiste nessun danno ambientale. I gabbiani avvistati dal WFF potrebbero essersi sporcati di petrolio in qualche macchia causata forse dallo sversamento di petroliere più a nord. Ma non nell’area di Rospo Mare“.
Cioè: morale della favola, dopo 3 giorni ci si accorge che non era petrolio ma erano erba e fango e che siccome era notte fonda e le condizioni meteo erano difficili è stato impossibile distinguere le varie sostanze.
E’ importante notare che la Edison ha in corso, tuttora, l’intento di ampliare Rospo Mare perforando altri 3 pozzi verticali ed uno in orizzontale dalle piattaforme esistenti e installando un’altra piattaforma ex novo, che va quindi ad accompagnarsi alle tre già presenti.
E’ anche importante ricordare che non era la prima volta che si osservavano idrocarburi veri o presunti nei pressi della nave FSO Alba Marina, infatti gia’ nel 2005 vi fu un riversamento di petrolio – mai smentite dalla Edison. Queste sono immagini dell’epoca.
Nello scrivere questo testo ho cercato dove possibile di usare testi e link come trascritti da varie testate giornalistiche, allegando tutto quello che la Edison ha comunicato nel corso dei giorni. Ovviamente occorre accettare che si trattasse di un falso allarme e di erba e fango e non di petrolio perché è la Edison che sta sul posto e nessun ente predisposto ai controlli ha smentito il loro ultimo comunicato.
Ecco però le mie considerazioni di persona di scienza, di cittadino libero.
1. Se la Edison si è sbagliata, tutto questo dispiegamento di forze pubbliche, a carico di chi sarà? Dei cittadini? La Edison risarcirà le spese alla colletività per un errore di valutazione suo e non nostro? E poi, quali dei mezzi usati per il supposto contenimento erano pubblici e quali della Edison? Quanto è costato il tutto? Qui si parla di interventi di navi, aerei, robot da Napoli, da San Benedetto, da Ancona per tre/quattro giorni. Non vorrei, come troppo spesso accade in Italia, che finisce che i profitti sono degli imprenditori, le spese a carico della comunità.
2. Come mai ci sono volute 60 ore per capire che non era petrolio ma erba e fango? Tutte le persone e gli enti coinvolti come hanno fatto a non rendersi conto di cosa avessero fra le mani? Ricordo che era la stessa Edison a parlare di petrolio e che i comunicati delle prime ore erano chiarissimi. Come mai non hanno fatto test subito? Non credo che petrolio ed erba siano poi così simili.
3. La Edison parla di fango e terra che casualmente va a localizzarsi vicino alla loro FSO e ci chiedono di accettare ad una coincidenza e che le foto dei gabbiani sporchi della mattina dopo l’ipotetico disastro erano solo un caso. Quante altre volte è successo che si siano scoperte chiazze simili di erba e di fango? Da dove viene quell’erba? Quante altre volte è successo che i gabbiani d’Abruzzo finissero con il petto impetrolito? E’ possibile che il tutto venga inserito in un quadro piùrealistico? Ci sono tracce della macchia prima o dopo il 21 gennaio? Dov’è finita?
4. Apprendiamo che la FSO solo da pochi mesi ha un doppio scafo. Come mai hanno usato una nave ad un solo scafo per tutti questi anni? Dopo lo scoppio della petroliera Exxon-Valdez in tutto il mondo ci si è resi conto dell’importanza dell’uso del doppio scafo e qui nel 2012 siamo ancora con il singolo scafo?
Notare che secondo documenti dell’industria petrolifera, la FSO Alba Marina aveva come dimensioni 140,000 DWT e capacità di stoccaggio di oltre un milione di barili. La legge europea prevede che questi tipi di navi, dal 1° gennaio 2010, siano bandite dai porti e dalle acque interne dell’Ue.
La FSO della Edison era in regola con le leggi europee?
5. E se invece che erba e fango fosse veramente stato petrolio? Qualcuno pensa davvero che ha pagato meno le sue bollette energetiche, o il prezzo alla pompa meno grazie a Rospo Mare? Non era meglio forse dormire sonni tranquilli – petrolio o fango o erba che fosse – senza Rospo Mare? E nel caso in cui le spese dello spavento alla collettività siano veramente a carico nostro, siamo sicuri che il guadagno da Rospo Mare a noi cittadini ne sia valso la pena?
6. E’ possibile vedere una foto di questa macchia di erba e petrolio?
7. E tutti i politici di cui sopra, così fortemente contrari alle trivelle nei loro mari, cosa faranno nel concreto per vietare a Rospo Mare di allargarsi? Per evitare che ad Ortona venga installato un mostro peggiore, e cioè non una FSO ma una FPSO?
Misteri della fede.