Il quotidiano El Paìs pubblica la lista dei beneficiari di ingenti somme di denaro all'interno del partito popolare, oggi al governo. Più di dieci anni di contabilità parallela, generata dalle donazioni di grossi imprenditori, che in cambio avrebbero ottenuto contratti e appalti. Il partito nega, ma da suoi esponenti arrivano le prime ammissioni
Date, nomi, ammontare. È tutto scritto lì, a mano, nero su bianco. Pagamenti mensili, trimestrali o semestrali. Non solo a politici e ai vertici del partito di centrodestra, ma anche a imprenditori coinvolti nell’affare Gürtel, la presunta rete di corruzione che coinvolge nomi vicini all’ex premier Aznar su un sistema di tangenti in cambio di appalti e contratti. Il quotidiano El País ha pubblicato oggi la lista della contabilità segreta dell’ex tesoriere del Partito popular Luis Bárcenas.
E tra i nomi c’è anche quello del premier spagnolo Mariano Rajoy: undici anni di paga sottobanco fin dal 1997, per un importo annuale pari a 25.200 euro. Tra le note in uscita appare la voce vestiario. Nel giugno 2006 c’è una spesa di 667 euro per “cravatte presidente”. Nel dicembre dello stesso anno un’altra spesa di 9.100 euro con oggetto “vestiti Mariano”. Nell’aprile 2008 escono dalle casse del partito altri 11.200 euro per “vestiti M.R.”. E ancora un altro versamento di 5.720 euro è registrato nel luglio 2006 per “vestiti e camicie”, ma senza specificarne il destinatario.
Madrid stamattina si è svegliata così: le rivelazioni del quotidiano hanno fatto tremare le pareti della sede del partito in calle Génova. I documenti raccolgono dati dal 1990 al 2008, quando José María Aznar era a capo del Pp e un anno dopo la vittoria elettorale che lo portò alla Moncloa. E nella lista segreta compare la sigla J.M. nei primi mesi del 1990 e in due del 1997. Dal 1997 i conti registrano poi un meccanismo di pagamento periodico a tutti i segretari generali e vicesegretari del partito.
Nelle fotografie della contabilità il nome di Mariano Rajoy figura come beneficiario di pagamenti assieme ad altri importanti membri del partito: fra questi anche la numero due del Pp, Maria Dolores de Cospedal, e Rodrigo Rato, ex ministro dell’Economia sotto Aznar ed ex presidente di Bankia, oggi indagato per il buco in bilancio della banca. Le somme versate all’attuale premier spagnolo, non fra le più alte, appaiono invece dal 1997. In pratica, scrive il quotidiano, si tratterebbe di “donazioni fatte dai numeri uno di diversi imprese, la cui maggioranza proveniva dal settore della costruzione, di cui tre già coinvolti nel caso Gürtel”, lo scandalo scoppiato nel 2009.
Subito dopo la notizia, balzata su tutte le prime pagine di cronaca nazionale, il Partito popular si è affrettato a smentire le accuse e ha dichiarato l’intenzione di querelare El País. La contabilità del Partito popular è “chiara, unica, trasparente e pulita”, ha dichiarato il segretario del partito de Cospedal davanti alla stampa. “Non abbiamo nulla da nascondere”, ha insistito, ricordando che i conti del Pp sono regolarmente sottoposti alla corte dei Conti. Già la scorsa settimana il partito aveva annunciato un’indagine interna.
Sulla veridicità dei documenti pubblicati dal quotidiano però, a quanto pare, c’è già un primo riconoscimento: è il presidente del Senato Pío García Escudero ad aver ammesso che il partito nel 2000 gli prestò cinque milioni di pesetas e che la cifra figura nel manoscritto dell’ex tesoriere. García Escudero ha confermato di aver ricevuto la somma, ma dice di averla anche restituita nel dicembre 2001, com’è attestato dalle annotazioni.
I vertici però continuano a negare il loro coinvolgimento, mentre il partito socialista chiede a gran voce le dimissioni del governo. “La presenza di Rajoy aggrava la situazione. Non è un caso di corruzione qualunque, siamo davanti a un caso che coinvolge vari comuni, regioni, il Pp, incluso il governo”, ha detto il segretario generale del Psoe, Alfredo Perez Rubalcaba. Rubalcaba ha poi esortato il premier Rajoy a comparire pubblicamente, per “rispondere a due semplici domande: ha intascato davvero quel danaro? Se sì, in nero? Perché gli spagnoli sospettano che lo sia”.