Maggioranza Pd-Sel alla Camera, pareggio al Senato, accordo con Monti. A guardare i sondaggi i giochi sembrano già fatti. Si profila un governo di “unità nazionale”, che approverà mansueto gli ordini di Bruxelles (e Berlino) e tenterà di approvare una nuova legge elettorale, fortemente condizionata da Casini & Co.. Nel frattempo l’opposizione abbaierà, porterà qualche migliaio di persone in piazza, 300.000 condivisioni su Facebook e centinaia di retweet. Poi tutti a casa, si riparte. Altro giro, altro regalo. E – si spera – volti nuovi, con qualche anno di residenza in parlamento in meno.
A guardar bene è uno scenario simile a quello greco dopo la seconda tornata elettorale. Alleanza tra i conservatori di Néa Dimokratía e i socialisti di Pasok, appoggio esterno dei socialdemocratici di Dimokratiki Aristera, testa bassa davanti a tutte le richieste della Troika (Bce, Fondo Monetario e Unione Europea) e adelante!
Recentemente Syriza, il maggior partito di opposizione guidato da Alexis Tsipras (l’Ingroia greco?) ha tentato un colpo gobbo con la famigerata “lista Lagarde”, che contiene i nomi di oltre 2.000 cittadini greci con conti in Svizzera. Ma non è andato a buon fine. “Syriza ha voluto usare la lista come un’arma per distruggere Pasok e far collassare il governo”, ha dichiarato Odysseas Konstantinopoulos, parlamentare Pasok. “Ma le accuse si sono dimostrate false”. Tsipras e i suoi colleghi sostenevano che fossero stati cancellati 600 nomi dalla lista perché si trattava di parenti di Venizelos, leader del Pasok. Ma le indiscrezioni diffuse ad arte da Syriza si sono dimostrate senza fondamento. Un buco nell’acqua, che ha rinforzato la maggioranza. “Abbiamo superato un altro test”, ha detto Maria Repousi, parlamentare di Dimokratiki Aristera. “Il progetto politico di un governo di coalizione non ha precedenti nella storia greca moderna: abbiamo creato gli anticorpi per evitare che si ripetano situazioni del genere in futuro”. E mentre Tsipras si lecca le ferite, Pasok “riscopre sé stesso giorno dopo giorno”, come ha detto Paris Koukoulopoulos,coordinatore della segreteria del partito. E la Grecia “sta vivendo un nuovo inizio: l’importante è che riusciamo a evitare di essere obbligati a nuove misure di austerity”. Ma se ci saranno nuovi obblighi – ça va sans dire – bisognerà rispettarli. Non ci saranno vie di fuga.
Dopo sei mesi il governo di Samaras continua a stare in piedi, telecomandato dall’agenda europea. Pochi ci avevano sperato. Ma il gioco, tutto sommato, è semplice: si fanno i compiti, arrivano i soldi da Bruxelles, il governo prende fiato e il circolo vizioso deficit-debiti-nuove misure di austerità-instabilità politica viene interrotto, almeno temporaneamente. “Il rischio politico continua ad essere presente – ha scritto il quotidiano To Vima – ma per la prima volta dal 2009 sembra essere controllabile”.
Intanto scioperano gli impiegati della metropolitana e il governo li precetta con metodi militari. Da ieri gli agricoltori tentano di bloccare le autostrade con pecore e trattori. Ma i nuclei antisommossa sono già sul posto. Lo spettacolo dell’austerità deve continuare.
Scene di vita quotidiana, cartoline da una crisi che sembra non finire mai, con cittadini furiosi o rassegnati e un governo sotto tutela che naviga a vista e sta insieme con il collante della disperazione. Sorridiamo finché è possibile: tra poco potrebbe toccare a noi.