Gli effetti del caso Mps si sono fatti sentire. O almeno così sembra. A poco più di una settimana dal deflagrare dello scandalo riguardante la banca senese, il centrosinistra incassa un brusco calo di consensi nei sondaggi, perdendo oltre un punto percentuale. In un contesto del genere, il comizio congiunto di Matteo Renzi e Pier Luigi Bersani a Firenze assume un valore particolare. La scelta di presentare le due “punte di diamante” del partito l’una accanto all’altra era già in programma, ma la coesione con la quale Renzi e Bersani si sono presentati sul palco del teatro Obihall dimostra che il partito sente la delicatezza del momento.
L’effetto Mps sui sondaggi – Secondo le rilevazioni dell’istituto Swg la coalizione di centrosinistra si conferma quella con più consensi (32,8%), ma perde più di un punto (-1,3%) rispetto alla rilevazione effettuata il 22-23 gennaio. Il Pd, in particolare, fa segnare un calo dell’1,4%, attestandosi al 28% delle preferenze. Per contro il centrodestra guadagna più di un punto percentuale (27,8%, +1,2%): una rimonta che assottiglia significativamente il distacco tra i primi due schieramenti, che è ora di 5 punti. Continua il trend positivo del Movimento 5 Stelle, che guadagna quasi un punto percentuale (+0,8%), raggiungendo il 18%. In salita anche la coalizione di centro (+1,4%), al 14,2%. Rivoluzione Civile perde quasi mezzo punto (-0,4%) e si attesta al 5%. In discesa di mezzo punto anche Fare, per fermare il declino e Amnistia, giustizia e libertà, rispettivamente all’1,5 e 0,4%. Resta molto forte il partito del non voto, anche se in calo di oltre 5 punti rispetto alla precedente rilevazione: la somma di indecisi e astenuti è pari al 30% degli interpellati.
Renzi e Bersani insieme sul palco – Il sindaco di Firenze è stato il primo a prendere la parola. Dimenticate le divergenze del pre-primarie, Renzi ha introdotto Bersani alla platea salutandolo così: “Diamo un benvenuto particolare al prossimo presidente del Consiglio dei ministri”. Il “rottamatore” ha poi rivolto le sue attenzioni a Mario Monti e Silvio Berlusconi. “Oggi Monti ha detto che il Pd è nato nel ’21… Deve aver confuso con la sua carta d’identità. Monti per mesi ha detto che non si sarebbe candidato e sarebbe rimasto sopra le parti e ora è nel ring della politica di tutti i giorni con persone molto lontane da lui. Forse non ha capito che Fini non è quello dei tortellini ma quello della Bossi-Fini”. “Chi sottovaluta Berlusconi commette un errore. Dobbiamo stare attenti a non considerarlo l’uomo del passato ma al tempo stesso non dobbiamo averne paura. Non dobbiamo averne paura perché può ingaggiare Balotelli ma anche se ingaggia il mago Silvan non servirà a far sparire le cose che ha fatto e quelle che non ha fatto”.
Non casuale, visto il contesto, il riferimento del sindaco ai rapporti tra Stato e finanza: “L’Italia giusta si aspetta un governo che sia capace di un rinnovato rapporto tra finanza e politica. Quando la finanza fa bene il suo lavoro nascono cose belle: senza il fiorino a Firenze non ci sarebbero state arte, cultura, biblioteche per i poveri, e l’Italia non avrebbe conosciuto quella grande pagina di storia che è stata il Rinascimento”. Renzi ha poi ribadito il proprio appoggio a Bersani: “Noi non siamo oggi a contarci in un gioco di correnti, qui non ci sono bersaniani e renziani. Qui c’è il Pd che è di tutti”. “Noi oggi siamo qui per dire che Firenze vuole contribuire all’Italia giusta – ha aggiunto -, in Italia ci si stupisce se dopo una confronto duro e serrato c’è la correttezza di dire ‘ha vinto lui, gli do la mano’. Dobbiamo abituare pedagogicamente il Paese. Certo costa fatica dal punto di vista dell’orgoglio, ma non abbiamo fatto una grande battaglia politica per continuare a fare gli scontri dopo”. “Quando i cittadini scelgono – ha sottolineato Renzi – non si utilizzano poi gli schieramenti per fare una guerriglia costante che indebolisce le istituzioni e gli schieramenti. Noi siamo abituati alla lealtà, abitueremo anche gli altri”.
Il segretario sceglie lo “stile Renzi” – Bersani, dopo aver reso omaggio all’ospitalità del sindaco togliendosi la giacca e tirandosi su le maniche della camicia poco prima del suo intervento, ha risposto con parole al miele nei confronti dell’ex sfidante alle primarie: “Matteo Renzi è stato un protagonista credibile del rinnovamento del nostro partito. Perché se vuoi cambiare, devi rischiare qualcosa”. Il candidato premier non ha risparmiato critiche agli avversari politici. In particolare Bersani ha ironizzato sulla famosa agenda Monti: “Noi non ci siamo indeboliti anche quando abbiamo dovuto sostenere nell’ultimo anno cose che non ci sono piaciute. In tutta questa agenda non c’è la parolina esodati che anche Monti ammette sia un buco. Abbiamo sostenuto un governo di transizione con lealtà, non abbiamo mai mandato un disoccupato dalla Fornero o a Palazzo Chigi ma certo non è un governo di transizione ma un governo politico a poter dare una prospettiva al paese”. Secondo Bersani in campagna elettorale “siamo ancora o al festival delle promesse o all’attacco generico all’avversario, con promesse e favole invereconde e non degne di un Paese serio. Tre giorni fa è stata una giornata splendida – ha aggiunto ironicamente il segretario – sommando Monti e Berlusconi le tasse si erano già ridotte di 30 miliardi, poi passo a Milano e Maroni toglie l’Imu, l’Irap e il bollo auto…”.
Lo stesso Bersani, poi, è intervenuto sul caso Mps, dichiarando che nella vicenda “c’è stato un eccesso di localismo dal quale bisognava e bisogna emanciparsi”. “Non siamo delle mammolette – ha continuato il segretario – e non accettiamo che ci faccia la predica chi ha cancellato il falso in bilancio, che noi reintrodurremo il primo giorno di governo. Stiamo chiedendo l’istituzione di una commissione di inchiesta sull’utilizzo dei derivati e per una loro regolamentazione più stringente”. Secondo Bersani la giusta misura è “accettare la compravendita di derivati solo da banche d’affari sottoposte alla vigilanza di Bankitalia o dei paesi che sono sottoposti alla vigilanza europea”.