Infrangere un “tabù” e offrire un supporto ai partner di persone depresse. Questo l’obiettivo di Ulrike Borst, terapeuta familiare e di coppia, fondatrice a Thurgau, in Svizzera, di un’associazione per combattere la depressione. Il suo volume “Sos depressione in famiglia. Vivere insieme a un partner depresso” (ed. Feltrinelli Urrà) è un manuale pensato per suggerire strategie di sopravvivenza a chi si trova a scontrarsi quotidianamente con una patologia subdola. Subdola, perché al contrario di altre malattie, tende spesso a essere nascosta. “Se si riuscisse a togliere la depressione dalla cerchia degli argomenti tabù sarebbe già un grande risultato” – afferma, infatti, l’autrice – Nessuno si vergognerebbe di non essere performante al massimo per un certo periodo della propria vita. I rispettivi partner non si sentirebbero in colpa per non essere riusciti a creare un’atmosfera migliore tra le mura di casa e i figli riceverebbero un aiuto più pronto e adeguato.”
Ma che cosa si intende esattamente per depressione? “La depressione è una malattia vera e propria che presenta diversi livelli di gravità e, di conseguenza, diversi tempi di durata e diversi aspetti invalidanti – spiega Sarah Viola, psichiatra e psicoterapeuta, direttore scientifico centro di psicologia clinica casa di cura San Francesco di Bergamo – Si distingue dalle fisiologiche oscillazioni dell’umore perché interferisce con le normali attività della vita quotidiana – continua – impedisce o rende molto difficile il lavoro, lo svago, le relazioni interpersonali, i rapporti affettivi. I sintomi sono quelli caratterizzati dall’alfa privativa: apatia, astenia, anedonia, adinamia, amimia, anaffettività, anoressia, insonnia, sintomi somatici che a volte sono gli unici testimoni di una depressione mascherata”.
Dopo aver, dunque, compreso esattamente cosa sia questa patologia, è opportuno rivolgersi a degli specialisti con i quali decidere quale cammino intraprendere: dalla psicoterapia, alla cura farmacologica, fino a veri e propri ricoveri per i casi più gravi. Ciò che davvero è importante è uscire dall’isolamento e chiedere aiuto. Come emerge, infatti, dalla sezione del libro dedicata a ogni aspetto della convivenza con un depresso – dall’atteggiamento da adottare nei suoi confronti, a come dialogare con lui e organizzare le giornate fino alle modalità da adottare per proteggere i figli dalle ricadute negative che la malattia può avere su di loro – la strategia vincente è sempre quella di rompere il silenzio, cercando di promuovere un dialogo che potrà essere di supporto non solo a chi si trova in questo stato di prostrazione, ma anche al famigliare coinvolto.
Infatti, muovendosi in bilico tra il ruolo di “sostenitore/sostenitrice della terapia” e quello di partner con personali bisogni, chi vive accanto a una persona depressa, sperimenta a sua volta sentimenti contrastanti, che si ha il dovere di far venire a galla.