La depressione è una malattia “stigmatizzata” che rischia di travolgere non solo il malato, ma tutta la sua famiglia. Un volume, appena uscito per Feltrinelli racconta quali strategie adottare per affrontare un male dalle molteplici implicazioni
Infrangere un “tabù” e offrire un supporto ai partner di persone depresse. Questo l’obiettivo di Ulrike Borst, terapeuta familiare e di coppia, fondatrice a Thurgau, in Svizzera, di un’associazione per combattere la depressione. Il suo volume “Sos depressione in famiglia. Vivere insieme a un partner depresso” (ed. Feltrinelli Urrà) è un manuale pensato per suggerire strategie di sopravvivenza a chi si trova a scontrarsi quotidianamente con una patologia subdola. Subdola, perché al contrario di altre malattie, tende spesso a essere nascosta. “Se si riuscisse a togliere la depressione dalla cerchia degli argomenti tabù sarebbe già un grande risultato” – afferma, infatti, l’autrice – Nessuno si vergognerebbe di non essere performante al massimo per un certo periodo della propria vita. I rispettivi partner non si sentirebbero in colpa per non essere riusciti a creare un’atmosfera migliore tra le mura di casa e i figli riceverebbero un aiuto più pronto e adeguato.”
Dopo aver, dunque, compreso esattamente cosa sia questa patologia, è opportuno rivolgersi a degli specialisti con i quali decidere quale cammino intraprendere: dalla psicoterapia, alla cura farmacologica, fino a veri e propri ricoveri per i casi più gravi. Ciò che davvero è importante è uscire dall’isolamento e chiedere aiuto. Come emerge, infatti, dalla sezione del libro dedicata a ogni aspetto della convivenza con un depresso – dall’atteggiamento da adottare nei suoi confronti, a come dialogare con lui e organizzare le giornate fino alle modalità da adottare per proteggere i figli dalle ricadute negative che la malattia può avere su di loro – la strategia vincente è sempre quella di rompere il silenzio, cercando di promuovere un dialogo che potrà essere di supporto non solo a chi si trova in questo stato di prostrazione, ma anche al famigliare coinvolto.
Infatti, muovendosi in bilico tra il ruolo di “sostenitore/sostenitrice della terapia” e quello di partner con personali bisogni, chi vive accanto a una persona depressa, sperimenta a sua volta sentimenti contrastanti, che si ha il dovere di far venire a galla.