Il segretario del Partito Democratico risponde alla "proposta shock" di Berlusconi: "Non intendo passare i prossimi giorni a promettere il rimborso dei viaggi di nozze". Poi presenta la sua ricetta per rilanciare il lavoro, un "grande piano di piccole opere" che "deve partire da subito"
Pier Luigi Bersani non sta a guardare. A meno di ventiquattr’ore dalla “proposta shock” di Silvio Berlusconi sulla restituzione dell’Imu, il segretario del Partito Democratico controbatte, mantenendo però, come prevedibile, io toni molto più bassi rispetto a quelli utilizzati dal suo principale antagonista politico. Nel corso dell’intervento a “Piazza Pulita” su La7, i riferimenti a quanto dichiarato domenica dal leader del Pdl sono numerosi: Bersani ci tiene a prendere le distanze e di che non passerà “i prossimi giorni a promettere il rimborso dei viaggi di nozze“. Per il segretario “o si gioca su un piano di serietà o tanto vale riposarsi”.
Il tema su cui è necessario concentrarsi, ricorda Bersani, non saranno le tasse ma il lavoro: “E’ il problema numero uno, ci sono 700mila lavoratori che hanno perso il posto”. Poi avanza una “controproposta” elettorale: “La mia proposta è di fare 7,5 miliardi di investimenti in tre anni per ristrutturare scuole e ospedali e un po’ di progetti ambientali, con allentamento del patto di stabilità con gli enti locali, con nuovi fondi strutturali e con la diminuzione delle spese per la difesa”. Un “grande piano di piccole opere” che, secondo il segretario, “deve partire subito, entro sei mesi, e chi ci sta, ci sta”.
Bersani dice che non firmerebbe l’accordo sui capitali con la Svizzera “alle condizioni di cui si parla adesso”, perché “ci porterebbe la Svizzera in casa”. E riguardo agli scossone di borsa non sembra più di tanto preoccupato: “Le campagne elettorali danno sempre l’occasione di giocare a chi vuol giocare un po’, e io do un po’ di responsabilità di questi scossoni a chi vuole fare una giocata”. “Dopodiché – precisa – non fa bene vedere una campagna elettorale che va avanti in modo un po’ onirico, è una gara a chi promette il bengodi: nel mondo qualcuno pensa che possa vincere chi promette tutto, io penso di no, ma nel mondo qualcuno può temerlo. L’Italia, al mondo, appare come un Paese che ha sulle sue spalle il suo futuro e quello dell’Europa, purtroppo non tutti in Italia la pensano cosi”.
Il tema caldo per il Pd è però la vicenda Mps. Su questo punto Bersani prova a scacciare le nubi, annunciando che, in caso di vittoria, si impegnerà a ridurre al minimo i rapporti tra banche e politica: “L’ho sempre pensata così, adesso voglio vedere se non si riduce il peso della fondazione nella banca. L’ho sempre pensata così e continuo a pensarla così”. Il segretario si dice fiducioso di una possibile vittoria in una delle regioni chiave, la Lombardia (“ce la facciamo, perché ci siamo messi dalla parte del civismo”) e non dà troppo peso alla concorrenza di Beppe Grillo: “Lui parla di Berlinguer a Bologna, di Casapound a Roma e promette mille euro ai pensionati in Sicilia, come Berlusconi. Interpreta una rabbia che c’è, il qualunquismo nasce da tanti lati, ma porta sempre a destra e non mi dà lezioni di democrazia. Io ho fatto le primarie con un milione e mezzo di persone per scegliere i deputati, lui se li è nominati”.