Economia & Lobby

Seat, la finanza creativa del passato dà il colpo di grazia alle Pagine Gialle

Seat non ce la fa a pagare i debiti scaricati sulla società dai compratori dei primi anni duemila e dopo anni di vita sul filo, si gioca la carta del concordato preventivo. Nuovo crollo in Borsa, titolo quasi azzerato

Seat Pagine Gialle al capolinea. Dopo anni di sofferenza sotto il peso dei passaggi di mano a debito del passato, la società delle directories già parte del gruppo Telecom,  ha chiesto l’ammissione al concordato preventivo. La decisione è stata assunta dal cda per garantire “la continuità aziendale”, alla luce dell’“impossibilità di far fronte” agli impegni sul debito nel 2013 e dopo la revisione al ribasso degli obiettivi.

Per rispettare il principio di parità di trattamento dei creditori, Seat ha deliberato che non procederà al pagamento della “rata semestrale di interessi dovuta il 31 gennaio 2013 sui prestiti obbligazionari” né alle “rate per interessi sul finanziamento bancario senior dovute il 6 febbraio prossimo”.La decisione è arrivata ieri dopo giornate di pesanti perdite in Borsa e dopo che il cda della società ha concluso le valutazioni sulle prospettive di business nell’attuale situazione economica e di mercato verificando che “gli obiettivi economici e finanziari” contenuti nelle linee guida strategiche 2011-2013 e nelle proiezioni di stima al 2015 stilate in occasione della recente ristrutturazione del debito “non sono più attuali e raggiungibili alla luce delle attuali performance e delle previsioni di mercato”.

In questo contesto nonostante “una apprezzabile capacità di generare redditività e cash flow operativi, Seat ha un livello di indebitamento finanziario che non è sostenibile” e che “rappresenta un ostacolo per interventi volti allo sviluppo industriale”. Nel 2013 la società dovrà rimborsare ai creditori 200 milioni (70 in quota capitale e 130 per interessi), contro una stima di generazione di “cash flow a servizio del debito di circa euro 50 milioni ed una liquidità effettivamente disponibile pari a circa euro 100 milioni”.

In presenza di “una forte contrazione della raccolta pubblicitaria”, in un contesto profondamente mutato rispetto a quello in cui è maturato il piano industriale, il nuovo cda ha preso atto dell’“impossibilità per il gruppo Seat di far fronte, nell’arco del 2013, a tutte le scadenze previste dalla attuale struttura dell’indebitamento, con le risorse finanziarie disponibili”. Per salvaguardare “una importante e storica realtà industriale italiana” in grado “di generare profitti, margini e flussi di cassa in linea con i più importanti player del settore” e per rendere il debito “sostenibile anche nel medio termine” è stato chiesto “di richiedere l’ammissione alla procedura di concordato preventivo” attraverso la presentazione della domanda “in bianco”.

A meno di un anno dalla complessa e difficile ristrutturazione del debito con i suoi creditori, Seat è dunque di nuovo a rischio default. Una situazione che ha appunto le sue radici nel carico di debito messo sulle spalle della società dai fondi che l’acquistarono a leva all’inizio degli anni 2000, spremendola poi con il pagamento di un maxi-dividendo. La notizia ha dato l’ennesimo colpo in Borsa al titolo ormai quasi azzerato, che dopo aver perso fino al 40%, ha chiuso il calo del 26,67% a 0,0011 euro, per un saldo da inizio anno negativo per quasi l’80 per cento.