L'aumento della cig è stato del 61,6%. Nel primo mese dell'anno l'incremento dei prezzi al consumo registra una nuova frenata, la quarta, fermandosi al 2,2% dal 2,3% di dicembre e così scendendo al livello più basso da gennaio 2011, ovvero da due anni
Aumento del 61,6% per la cassa integrazione a gennaio in cui, secondo i dati Inps, sono state autorizzate 88,9 milioni di ore, contro i 55 milioni dello stesso mese del 2012. Nel primo mese 2013 però il carrello della spesa risulta meno caro. I prezzi dei prodotti acquistati con maggiore frequenza dai consumatori, come segnala l’Istat, aumentano dello 0,4% su base mensile e del 2,7% su base annua, in rallentamento dal 3,1% di dicembre. A gennaio 2013 il tasso d’inflazione annuo registra una nuova frenata, la quarta, fermandosi al 2,2% dal 2,3% di dicembre e così scendendo al livello più basso da gennaio 2011, ovvero da due anni.
Rispetto a dicembre, quando ne furono autorizzate 86,5 milioni, l’incremento della cassa integrazione è del 2,7%. Nel dettaglio, gli interventi ordinari (Cigo) di gennaio 2013 sono aumentati del 18,5% rispetto a dicembre 2012, passando da 26,6 a 30,9 milioni di ore. Il balzo è ancora più evidente nel raffronto con i dati di gennaio 2012: 20,3 milioni di ore autorizzate contro i 30,9 di quest’anno. L’incremento, spiega l’Inps, è da attribuire maggiormente alle autorizzazioni nel settore industriale, aumentate del 53,7% rispetto allo stesso mese dello scorso anno, mentre il settore edile ha registrato un aumento pari al 44,7%.
Gli interventi straordinari (Cigs) di gennaio 2013 ammontano a 42,2 milioni di ore, con un incremento pari al 25,5% rispetto a dicembre 2012. Le ore di cassa integrazione straordinaria sono, invece, pressoché duplicate rispetto allo stesso mese dello scorso anno, passando dai 21,4 milioni di gennaio 2012 ai 42,2 milioni di gennaio 2013, con un incremento pari al 97%. Per quanto riguarda gli interventi in deroga (Cigd), i 15,8 milioni di ore autorizzate nel mese di gennaio 2013 non evidenziano variazioni significative se raffrontati con lo stesso mese dell’anno precedente (+19,1%), nel quale erano state autorizzate 13,3 milioni di ore, mentre si registra invece un decremento pari al 41,1% se si raffrontano i dati con il mese di dicembre 2012 (26,8 milioni di ore).
Per quanto riguarda l’inflazione, a gennaio il prezzo della benzina sale dello 0,1% rispetto a dicembre mentre subisce una forte frenata su base annua, crescendo solo del 3,1% (dall’8,0% di dicembre). Lo rileva l’Istat nelle stime, aggiungendo che si tratta del tasso di crescita tendenziale più basso dall’ottobre del 2009. Il prezzo del gasolio per mezzi di trasporto diminuisce su base mensile dello 0,4% mentre il rialzo annuo si ferma all’1,9%, in marcato rallentamento a confronto con dicembre (7,1%), toccando il livello più basso da dicembre 2009.
Il rallentamento dell’inflazione a gennaio, che segue quelli manifestatesi nei tre mesi precedenti, è imputabile all’ulteriore frenata della crescita su base annua dei prezzi dei beni energetici (+5,3%, dal +9,3% di dicembre), favorita anche da un confronto favorevole con gennaio 2012, caratterizzato da forti rialzi congiunturali dei prezzi di tali beni. A sostenere l’inflazione contribuiscono gli aumenti dei prezzi degli alimentari non lavorati (+1,7% su base mensile, +4,9% su base annua), sospinti dalla crescita congiunturale dei prezzi dei Vegetali freschi (+9,5%), la cui variazione tendenziale si attesta a +13,4% (dal +5,9% di dicembre). L’inflazione acquisita per il 2013 e’ pari allo 0,8%. A gennaio l’inflazione di fondo, calcolata al netto dei beni energetici e degli alimentari freschi, sale all’1,7% (era +1,6% a dicembre). Al netto dei soli beni energetici, la crescita tendenziale dell’indice dei prezzi al consumo sale all’1,8% dall’1,7% del mese precedente.
Di conseguenza, il differenziale inflazionistico tra beni e servizi si riduce di cinque decimi di punto percentuale rispetto a dicembre. Secondo le stime preliminari, l’indice armonizzato dei prezzi al consumo (IPCA) diminuisce su base mensile del 2,0% e aumenta su base annua del 2,4% (era +2,6% a dicembre). La flessione congiunturale è in larga parte dovuta ai saldi stagionali dell’abbigliamento e calzature di cui l’indice Nic non tiene conto.