Il presidente di Sos racket e Usura, Frediano Manzi, si è dato fuoco davanti all’ingresso della sede della Rai a Milano in Corso Sempione. Dopo il ricovero in ospedale, in mattinata i carabinieri di Milano fanno sapere che Manzi è “fuori pericolo”. “Ho deciso di darmi fuoco per portare l’attenzione delle istituzioni su tutte le vittime dell’usura”. Con queste parole comincia la lettera che l’attivista ha lasciato nella sede della televisione pubblica poco prima di darsi fuoco. Una pagina in stampatello che ora è stata acquisita dai carabinieri.
A quanto si è appreso Manzi ha riportato ustioni di secondo e terzo grado all’addome, al volto, alle braccia e al torace. Ha avvertito alcuni giornalisti e poi si è cosparso di benzina e si è dato fuoco. A dare l’allarme la guardia giurata della Rai. Sono stati i vigili del fuoco a spegnere le fiamme.
”Stavo transitando in corso Sempione quando ho visto le fiamme e istintivamente mi sono fermato. Poi ho capito che era un uomo e sono sceso con l’estintore e ho spento il fuoco che lo avvolgeva”. Questa la testimonianza del conducente di un tram che è stato il primo a intervenire. “Ho visto quell’uomo gridare in mezzo alle fiamme” ha detto una donna che stava portando a passeggio il cane e ha visto tutta la scena.
Manzi, noto per alcune denunce che hanno dato vita a diversi filoni di inchiesta sul racket a Milano, aveva già tentato il suicidio tagliandosi le vene il 4 gennaio scorso dicendo di trovarsi in una “disperata situazione economica e di aver dovuto chiudere due attività”. Nel novembre 2011 aveva rivelato di aver commissionato due attentati ai suoi danni. Nel 2010 grazie alle sue denunce erano state arrestate alcune persone per racket sulle case popolari. “Per la ‘ndrangheta sono un morto che cammina”. Il suo primo gesto dimostrativo risale al 22 gennaio 1995 quando si era legato di fronte al palazzo dell’informazione in Piazza Cavour a Milano, per denunciare il suo stato di “minacciato” dalle organizzazioni criminali.