Le mazzette - secondo il pubblico ministero di Milano Fabio De Pasquale - sarebbero state rivolte ai politici nigeriani in cambio di appalti per la costruzione di sei grandi impianti di trasporto e stoccaggio di gas. Ma la società controllata da Eni prende le distanze dall'azienda incorporata nel 2006
“Ha sempre pagato tangenti ed era la società di ingegneria più adatta a farlo”. L’accusa, del pm di Milano Fabio De Pasquale, è rivolta a Snamprogetti, società del gruppo Eni incorporata nel 2006 da Saipem, che continua quindi a fare parlare di sé dopo il crollo in Borsa di settimana scorsa e il caso sospetto di insider trading per una possibile fuga di notizie. De Pasquale è intervenuto per rispondere alla questione di illegittimità costituzionale sollevata dalla difesa di Saipem nel processo su corruzione internazionale per presunte tangenti pagate in Nigeria dai manager di Snamprogetti tra il 2002 e il 2004.
Le mazzette sarebbero state rivolte ai politici locali in cambio di appalti per la costruzione di sei grandi impianti di trasporto e stoccaggio di gas in Nigeria, a Bonny Island. La difesa ha spiegato che Saipem non può rispondere per presunte responsabilità di Snamprogetti. Un’affermazione non condivisa dal pm, secondo cui l’azienda è “la più grande in Europa ad occuparsi di servizi petroliferi ed è subentrata in tutti i contratti di Snamprogetti, entità che anche quando non era stata ancora incorporata da Saipem era in pratica già Saipem”.
Il tribunale di Milano si è riservato di decidere e ha rinviato l’udienza al 26 marzo prossimo. Nel processo sulle presunte tangenti, davanti ai giudici della quarta sezione penale di Milano, erano imputati cinque ex manager di Snamprogetti. Nell’aprile dello scorso anno, però, i giudici hanno dichiarato la prescrizione per gli imputati e a processo è rimasta solo la società Saipem imputata in base alla legge 231 del 2001 sulla responsabilità amministrativa degli enti.
Oggi i pm Fabio De Pasquale e Sergio Spadaro avrebbero dovuto tenere la loro requisitoria con la richiesta di condanna per la società, ma l’avvocato e professore Angelo Giarda, che difende la società con il legale Massimo Pellicciotta, ha sollevato la questione di legittimità costituzionale proprio su alcuni aspetti della legge 231 del 2001. In sostanza, secondo la difesa, Saipem non può rispondere di accuse con al centro contratti e manager di Snamprogetti.
Sul fronte finanziario, nel frattempo, un’altra notizia scuote i dirigenti di Saipem. Il fondo Fidelity, secondo gli aggiornamenti della Consob, ha ridotto la partecipazione nell’azienda sotto il 2% lo scorso 31 gennaio, il giorno dopo che questa aveva perso il 34% in Borsa. Il fondo, che era tra i sospetti protagonisti del possibile caso di insider trading su cui sta indagando la Consob, aveva già smentito di essere il misterioso investitore che aveva venduto il 2,3% della società anticipando forse grazie a una fuga di notizie l’avviso sugli utili diffuso dal gruppo che ha scatenato la pioggia di vendite.