Silvio Berlusconi sta veramente recuperando consensi, oppure no? La domanda che rischia di far perdere il sonno a Pier Luigi Bersani, non trova risposte certe nei sondaggi. E la ragione, secondo Radicali Italiani, è nell’inaffidabilità delle percentuali che rimbalzano quotidianamente sui media italiani.
A partire dai dati reperibili sul sito sondaggi politicoelettorali.it della Presidenza del Consiglio dei ministri (in cui sono raccolte, come previsto per legge, tutte le rilevazioni d’opinione rese note attraverso i media) il partito di Marco Pannella ha elaborato un’inchiesta che mette in luce le debolezze del sistema di rilevazione, i committenti che affidano le indagini sempre agli stessi studi e i loro conflitti d’interesse. Il primo punto analizzato è quello del limitato bacino di intervistati. “Molti sondaggi che passano in tv sono fatti su un campione di mille soggetti contattati tra il 56% di chi ha il telefono fisso e decide di rispondere alle domande, perché il 75% rifiuta – spiega il segretario di Radicali Italiani Mario Staderini – mentre l’insieme degli elettori in Italia supera i 50 milioni. Il margine di errore va dal -3,1% al +3,1%. Quindi, se dicono che un partito è al 5% dei consensi, si tratta di una semplificazione mediana, perché quel dato dovrebbe andare al 1,9% all’8% e ogni numero all’interno della forbice è accettabile. Ovvero quando ci dicono che un partito è aumentato dello 0,3% significa che due persone hanno cambiato opinione. Tutt’altro che un campione rappresentativo”.
Il secondo punto dell’inchiesta mira a capire se c’è il rischio che i sondaggi siano tentati di “compiacere” i loro committenti e, di conseguenza, indirizzare l’opinione pubblica. “Prendiamo ad esempio la Digis – spiega Staderini – una società con appalti nella Regione Molise, tra i quali il call center regionale. Quando si trattò di fare previsioni per il governatore uscente Michele Iorio, candidato nuovamente alle regionali del Molise del 2011 per il Pdl, lo stimarono in vantaggio di 8 punti sul candidato di centrosinistra. Invece vinse con un vantaggio di appena lo 0,79% e nel frattempo le elezioni sono state annullate”. Ma quello di Digis non è l’unico caso sotto la lente: “La Ispo di Renato Mannheimer – scrivono Radicali italiani – che fa ricerche per Porta a Porta e il Corriere della Sera, nel 2011 pubblicava una lusinghiera ricerca per il sindaco di Roma Gianni Alemanno, secondo cui il gradimento del primo cittadino si attestava al 57%. A luglio 2012 l’assemblea capitolina nominava Mannheimer presidente dell’Agenzia per il controllo e la qualità dei servizi pubblici nel Comune di Roma. A quel punto Mannheimer ha promesso di non fare più sondaggi riguardanti il primo cittadino romano”. Poi c’è la Swg, “che lavora per Raitre ed è controllata al 30% da una finanziaria regionale del Friuli Venezia Giulia”. O la Tecné, che lavora con l’Unità e Sky, “gestita da Carlo Buttaroni, già area Ds e oggi blogger del quotidiano vicino al Pd”. Infine Euromedia research, di Alessandra Ghisleri, che fa rilevazioni per Berlusconi e Ipsos, di Nando Pagnoncelli, che lavora con Ballarò e per il Partito democratico.
Insomma, secondo Radicali italiani, più che informare “alcuni media usano i sondaggi per formare l’opinione”. É provato, spiega ancora Staderini, che “queste ricerche influenzano gli elettori, infatti nei 15 giorni prima del voto vengono sospese. Noi vogliamo svelare i modi in cui questo avviene per riconquistare spazi futuri di democrazia”. E magari qualche voto, dato che un partito stimato sotto il 2% è difficile che raccolga consensi. “Puntano tutti al ‘voto utile’ – conclude Staderini – anche Bersani, al quale ora non dispiace di certo che dicano che Berlusconi sta recuperando almeno può convogliare gli elettori verso il Pd”.