Volete scappare da questa campagna elettorale demente e ritrovare un’idea alt(r)a della politica? Andate a vedere Lincoln di Steven Spielberg: che non sarà un film per ragazzi né sulla schiavitù né naturalmente sul western all’italiana, com’è tutt’insieme Django Unchained di Tarantino, e neppure un film facile, chi si aspettava Star wars non regge la prima ora e se ne va. Ma è cinema-cinema-cinema, visivamente sontuoso e scritto benissimo, e poi storia, riflessione sui limiti della democrazia, starei per dire recupero di un’immagine antropomorfica dell’uomo.
Non aiuta lo spettatore, né italiano né americano, il fatto che ribalti tanti luoghi comuni. I cattivi, per dire, qui sono i democratici, riluttanti od ostili ad abolire lo schiavismo. La loro opinione, più o meno era: liberare i negri? E allora, assurdo per assurdo, perché non dare il voto alle donne? La parte dei buoni, invece, la fanno i repubblicani, il partito nordista che manda alla Casa Bianca Abraham Lincoln, avvocato di provincia che diviene subito popolarissmo. La trama ruota attorno all’approvazione del Tredicesimo emendamento, cioè all’abolizione della schiavitù: come se non si sapesse che la Guerra di secessione è stata ben altro, la resa dei conti fra Sud agricolo e confederale e Nord industriale e unionista, con la questione dello schiavismo agitata come bandiera.
Così, mentre le sorti della carneficina (seicentomila morti) volgono dalla parte nordista, Lincoln si convince che bisogna risolvere la questione della schiavitù prima che la guerra finisca, per non farla diventare merce di scambio nelle trattative di pace. Allora decide che otterrà l’approvazione del Tredicesimo emendamento a qualsiasi costo, nonostante la maggioranza dei due terzi sia quasi irraggiungibile, e testardamente la ottiene, alternando la retorica biblica alla corruzione dei deputati.
Fantascienza, per i nostri parametri levantini, altro che Star wars: democrazia dal basso ed etica protestante, i soldati neri che sanno a memoria i discorsi del Presidente, i campi di battaglia cosparsi di cadaveri, migliaia di vite sacrificate a un principio. E meno male, come ha commentato una mia amica, che il principio era quello giusto. Alla fine, ma anche questo si sapeva già, Lincoln muore assassinato: come John e Ted Kennedy, come Martin Luther King. Che il loro Dio distratto oggi protegga il Presidente Obama.