Mussari e Vigni - interrogato per 8 ore - accusati anche di falso in prospetto:secondo i pm avrebbero diffuso notizie false per l'acquisizione di Antonveneta. Dopo il Cda la notizia dell'iscrizione a bilancio di perdite per 730 milioni. L'ad Viola: "Nessun problema di liquidità". Il bilancio del Comune di Siena finisce sotto l'analisi degli ispettori e arrivano le prime sanzioni di Bankitalia
Scattano i primi sequestri nell’indagine sul Monte dei Paschi di Siena: 40 milioni di euro in titoli e denaro contante, rientrati in Italia attraverso lo scudo fiscale. I cinque decreti di sequestro “presso terzi” firmati dai pm Antonino Nastasi, Aldo Natalini e Giuseppe Grosso sono stati eseguiti in “banche e fiduciarie” dagli uomini del Nucleo di polizia valutaria della Guardia di Finanza e resi noti solo a Borsa chiusa. Oggi è stato sentito e si è difeso per ore l’ex direttore Antonio Vigni indagato come l’ex presidente Giuseppe Mussari per manipolazione del mercato. Il Cda dell’istituto senese ha iscritto a bilancio perdite causa derivati per 730 milioni di euro. L’ad Fabrizio Viola: “Nessun problema di liquidità”.
La banda del 5%: nel mirino ex manager area finanza. Il sequestro riguarda titoli e denaro scudati per circa 40 milioni: la procura ipotizza si tratti proprio di quei ‘pagamenti riservati’ a quella che l’ex broker della banca d’affari Dresdner Antonio Rizzo ha definito la “banda del 5%”: un’associazione composta da ex funzionari di Rocca Salimbeni e intermediari che prendevano una percentuale indebita su ogni operazione finanziaria. Pagamenti che venivano corrisposti – come nel caso dell’operazione con Lutifin e Dresdner – in cambio dell’acquisto, da parte dell’istituto di credito, di un ‘pacchetto titoli’, all’interno dei quali vi erano alcuni derivati che presentavano forti perdite. L’ipotesi di reato avanzata dagli inquirenti è infatti associazione a delinquere finalizzata alla truffa in danno di Mps.
Chi siano i destinatari dei provvedimenti, la nota della Procura non lo dice, ma i primi ad esser chiamati in causa dovrebbero essere l’ex capo area finanza di Mps, Gianluca Baldassarri e il suo vice Alessandro Toccafondi. Proprio di Baldassarri parla Rizzo, che due giorni fa ha confermato agli investigatori della Finanza tutte le accuse nei suoi confronti, già messe in un verbale del 2008. Ed è probabile che i sequestri abbiano interessato anche diversi intermediari che con i funzionari Mps avrebbero diviso gli ‘extra’ provenienti dalle operazioni finanziarie concluse. “Il mio cliente non è irreperibile, come apprendo da notizie di stampa – si limita a dire l’avvocato di Baldassarri – Filippo Dinacci – Si trova fuori sede per un impegno personale programmato da tempo, e sarà in sede già per la giornata di lunedì prossimo”.
L’ex direttore generale Vigni si difende davanti ai pm. Ma è stata anche la giornata di Antonio Vigni, l’ex direttore generale del Monte dei Paschi. L’uomo che per sei anni ha avuto – assieme a Giuseppe Mussari – le chiavi di Rocca Salimbeni, ha confermato quanto annunciato e ha risposto alle domande dei pm per quasi sette ore, cercando di ribattere colpo su colpo alle numerose accuse che gli vengono contestate. Secondo gli inquirenti, infatti, fu anche lui a nascondere a Bankitalia e Consob che il ‘Fresh’ da un miliardo con Jp Morgan era un in realtà un prestito e non un aumento di capitale. Vigni è accusato di ostacolo alle funzioni delle autorità di vigilanza – in concorso con l’ex numero tre di Rocca Salimbeni Marco Morelli e all’ex direttore finanziario Daniele Pirondini – manipolazione del mercato (in concorso con Mussari, Vigni e Pirondini) e di falso in prospetto (sempre in concorso con Mussari, Pirondini e l’ex responsabile dell’area legale Raffaele Giovanni Rizzi). Reato questo che gli viene contestato sia per quanto riguarda il 2008 sia il 2011.
Accuse pesanti dalle quali Vigni si è ripetutamente difeso scaricando, di fatto, la responsabilità di molte azioni sull’area finanza guidata da Baldassarri. “Tutte le operazioni finanziarie – avrebbe detto in sostanza l’ex dg nel corso dell’interrogatorio, che è stato secretato – compresa quella sul derivato Alexandria, non le ho curate io. Erano altri uffici ad occuparsi della vicenda”. E anche per quanto riguarda l’operazione Antonveneta, avrebbe detto Vigni ai magistrati, l’intera trattativa fu seguita dai vertici di Mps e Santander e lui ne fu messo al corrente solo a conclusione. “Il mio compito era quello di occuparmi della parte commerciale”, di interessarsi all’integrazione delle strutture di Mps con quelle di Antonveneta: “tutto quello che riguarda gli aspetti finanziari erano altri a seguirlo”. Vigni avrebbe poi sostenuto, di fronte alle contestazioni dei pm, che anche i documenti da lui firmati “erano predisposti da altri uffici. Non ero io che me ne occupavo”. Parole che non hanno convinto fino in fondo gli inquirenti che, nei prossimi giorni, torneranno a sentirlo.
Cda, iscritte perdite per 730 milioni. Viola: “Nessun problema di liquidità”. Intanto dopo il Cda, durato oltre sei ore, sono state iscritte a bilancio perdite per circa 730 milioni di euro, accumulati con le operazioni Alexandria, Santorini e Nota Italia (Santorini 305 milioni di euro, Alexandria pari a 273 milioni e Nota Italia 151,76 milioni). Quindi oltre 200 milioni in più di quanto ipotizzato e che rientravano nel maxi prestito da 3,9 miliardi concesso dal governo. “Abbiamo fatto chiarezza sulla terza banca d’Italia, che è la più antica e anche la più bella e vorremmo che restasse tale. Noi ci crediamo fermamente”, dice il consigliere di amministrazione Pietro Giovanni Corsa, lasciando Rocca Salimbeni. “Non sono preoccupato ma deluso perché non si fa giustizia di tutto il grande lavoro di trasparenza che stiamo facendo. La banca non ha problemi di liquidità – ha ribadito al termine del Consiglio di Amministrazione l’amministratore delegato Fabrizio Viola -. Abbiamo lavorato bene e fatto chiarezza. Ci andremo a riprendere quelli e altri, se dovessero essercene. La banca è stata danneggiata”.
Ispettori controllano il bilancio del Comune di Siena
Un ispettore arrivato da Roma starebbe controllando da giorni il bilancio 2011 del Comune di Siena. Proprio sul bilancio 2011 nel giugno scorso è caduta la giunta di centrosinistra presieduta dall’ex sindaco Franco Ceccuzzi (Pd). Il bilancio, infatti, non fu votato da otto consiglieri appartenenti al Pd, oltre che dalle opposizioni. I cosiddetti consiglieri “ribelli” vennero poi espulsi dal partito e nel palazzo comunale arrivò il commissario prefettizio Enrico Laudanna. Siena tornerà alle urne alla fine di maggio e il centrosinistra ha già fatto le primarie vinte dallo stesso Ceccuzzi.Gli inviati dell’Ispettorato generale delle finanze della Ragioneria sono a Siena ormai da giorni. La conferma arriva da fonti del ministero dell’Economia che però aggiunge: “Si tratta di ispezioni ordinarie, ce ne sono a decine sul territorio. Non sono legate agli ultimi avvenimenti”.
Arrivano le prime sanzioni di Bankitalia
Intanto sono in arrivo le prime sanzioni di Bankitalia nei confronti degli ex vertici della banca senese, nei tempi previsti dalle normative. Sono quelle relative ai procedimenti aperti per le carenze nell’organizzazione e nei controlli interni della banca e la violazione della normativa in materia di contenimento dei rischi finanziari. Riguardano, quindi, la serie di gravi irregolarità emerse in seguito agli accertamenti ispettivi del 2011, che si sono conclusi presso la banca nel marzo 2012. Altre sanzioni arriveranno più tardi, a seguito di tre procedimenti sanzionatori, avviati alla fine dell’anno scorso. Riguardano la buonuscita dell’ex direttore generale dell’istituto, Antonio Vigni; l’operazione Fresh, a carico dei dirigenti Mps e della società di revisione dei conti; le errate comunicazioni periodiche alla Banca d’Italia. La procedura sanzionatoria viene promossa dalla Banca d’Italia ai sensi dell’articolo 145 del Tub ed è un processo amministrativo e segue i principi generali del nostro ordinamento.