Il presidente della Repubblica, in visita al carcere di San Vittore a Milano, denuncia le mancanze dello Stato nella gestione della questione: "Più volte ho denunciato l'insostenibilità di queste condizioni, ma i miei appelli sono purtroppo caduti nel vuoto"
“Nessuna parte vorrà negare gravità ed emergenza della questione carceraria”. Giorgio Napolitano, in visita al carcere di San Vittore non nasconde la sua preoccupazione: la situazione degli istituti di detenzione italiana è drammatica. Quella di Napolitano è la prima visita di un presidente della Repubblica a un penitenziario milanese: la scelta di recarsi a San Vittore è dettata dal fatto che il penitenziario rappresenta un caso simbolo del sovraffollamento delle carceri: al suo interno sono detenute 1.600 persone, quando la struttura è stata progettata per ospitarne poco più che la metà. Il 60% dei detenuti è extracomunitario. “La mancata attuazione delle regole penitenziarie europee – sottolinea Napolitano – conferma la perdurante incapacità del nostro Stato a realizzare un sistema rispettoso del dettato dell’articolo 27 della Costituzione sulla funzione rieducativa della pena e sul senso di umanità”.
video di Luigi Franco
Napolitano ha ricordato di aver tentato spesso di porre rimedio alla situazione, invitando le istituzioni a intervenire, ma i suoi appelli sono caduti nel vuoto: “Ho più volte, anche molto di recente, colto ogni occasione per denunciare l’insostenibilità della condizione delle carceri” e “avrei auspicato che quegli appelli fossero stati accolti in maniera maggiore”. Il presidente della Repubblica ha poi voluto lanciare un ulteriore appello a chi lo sostituirà al Quirinale: “Confido che la mia testimonianza e le mie parole di oggi possano essere raccolte da chi mi succederà nelle funzioni di capo dello Stato e da tutte le istituzioni rappresentative, a cominciare dal Parlamento che sta per essere eletto”.
Rispondendo alla proposta del radicale Marco Cappato che, fuori dal carcere di San Vittore, invocava un provvedimento di amnistia, Napolitano ha risposto senza tentennamenti: “Se mi fosse toccato mettere una firma lo avrei fatto non una ma dieci volte”, sottolineando però che per un provvedimento del genere occorre un voto del Parlamento. “La cosa però a cui non mi posso arrendere – ha proseguito Napolitano conversando con i radicali – è che o si fa l’amnistia o non si fa nulla. Bisogna fare tutto quello che è possibile tenendo fermo questo obiettivo, cercando di avere consensi in Parlamento. Non è come il provvedimento di grazia, che posso fare qualunque cosa ne pensi il Parlamento”.