“Le autorità di vigilanza americane hanno ripetutamente sostenuto posizioni legali che hanno protetto le agenzie di rating dalle cause degli investitori, nonostante i casi di negligenza e frode nel dare i rating”. Il New York Times risponde così al presidente americano Barack Obama, che si prepara a fare causa a Standard & Poor’s per la crisi dei subprime che in tutto il mondo ha scatenato la più profonda recessione dall’epoca della Grande Depressione. “La crisi finanziaria non sarebbe mai accaduta senza che le agenzie emettessero rating stellari su titoli tossici legati ai mutui ipotecari”, scrive il quotidiano di New York, sottolineando però come “a tre anni dal varo della Dodd-Frank (la cosiddetta riforma di Wall Street) non c’è alcun segnale che i regolatori federali stiano per proporre, figuriamoci finalizzare, regole più dure che riformino le agenzie”.
Si è schierato contro la Sec, la Consob americana, anche il Wall Street Journal, quotidiano filo repubblicano del magnate dei media Rupert Murdoch. “L’imputato più giusto per la causa che il governo americano si appresta a presentare sarebbe proprio la Sec”, avverte senza esitazioni il quotidiano finanziario. “Il governo ha indotto gli investitori a fidarsi di queste agenzie”, aggiunge, “e le regole della Sec costringono ancora oggi le istituzioni a seguire i consigli di queste agenzie di rating”. Il Wall Street Journal sottolinea infine come l’amministrazione Obama se la stia prendendo esclusivamente con Standard & Poor’s, ricordando che questa è l’unica agenzia che ha compiuto lo storico taglio del rating americano, lasciando fuori le altre due agenzie Moody’s e Fitch, a suo dire altrettanto responsabili della crisi finanziaria del 2008.
E mentre Obama si prepara a dichiarare guerra a Standard & Poor’s, un’email riportata dal New York Times inchioda l’agenzia di rating. “Il mercato dei subprime sta esplodendo, portando al tracollo il mercato immobiliare”, aveva avvertito un analista di S&P in un messaggio che risale a marzo del 2007. E un manager dell’agenzia scriveva a dicembre del 2006 che “il mercato si sta avvolgendo su se stesso e questo finirà male”. L’agenzia, quindi, era al corrente della situazione critica ben prima dell’estate 2011, quando decise di tagliare il merito creditizio americano. Ma aspettò a prendere provvedimenti.