La sua specialità era quella di fare il capomafia, pianificare le estorsioni, mettere a segno incendi e danneggiamenti. Pietro Virga, trapanese, classe 1973, è un enfant prodige di Cosa nostra a Trapani. Erede del padre Vincenzo Virga (arrestato nel 2001 dopo sette anni di latitanza e oggi imputato del delitto di Mauro Rostagno e in carcere a scontare ergastoli) Pietro Virga è uno potente: addirittura in una intercettazione si scoprì che si interessava a trovare un rifugio all’attuale super latitante Matteo Messina Denaro. Diceva: “In montagna, in un posto dove nemmeno con gli elicotteri la polizia lo può trovare”.
Nel 1999 finì in carcere, per lui 13 anni di cella, era soprannominato “Coccodrillo” per la voracità che mostrava nell’incassare i soldi del racket. Adesso, tornato libero ad aprile, la specialità di Virga è diventata un’altra: fa il calciatore, in una squadra di terza categoria, il Buseto, il suo paese tra Castellammare e Trapani. A Buseto il tribunale ha imposto a Virga l’obbligo di soggiorno, con orari da rispettare per uscire e rientrare a casa. Movimenti perciò molto limitati.
Ma il giovane boss ha trovato l’escamotage. Con in tasca una laurea in agraria che ha conseguito durante la detenzione, Virga non ha trovato di meglio che lasciare perdere i campi (agricoli) e andare piuttosto preferire quelli da calcio. Una passione è divenuta il modo per sfuggire agli obblighi imposti: gli allenamenti dal lunedì al venerdì dalle 19 alle 21 sono la scusa per restare fuori casa oltre l’orario. I due calci tirati ogni domenica al pallone sono diventati il sotterfugio per incontrare altri soggetti e lui, seguendo la squadra nelle trasferte in giro per la provincia di Trapani, ha avuto grande liberà di movimento.
Ma, scoperto il trucco, la Divisione anticrimine della Questura di Trapani, diretta da Giuseppe Linares, ha indotto i giudici a revocare le autorizzazioni alle trasferte. Se vuole giocare lo può fare solo quando il Buseto gioca tra le “mura amiche”.