Gli Stati Uniti possono uccidere un cittadino americano all’estero, nel caso “un funzionario governativo di alto livello e ben informato” decida che l’obiettivo dell’assassinio sia una figura importante di Al Qaeda, che ponga “una minaccia immediata di un attacco violento contro gli Stati Uniti”. La giustificazione dell’omicidio di cittadini americani sospettati di terrorismo, contenuto in un documento di sedici pagine reso pubblico da NBC News, squarcia un velo importante nella strategia sinora tenuta dall’amministrazione Obama in tema di war on terror.

Il rapporto ottenuto dai giornalisti di Nbc non che è il memorandum preparato dagli avvocati del Dipartimento di Giustizia e che ha costituito la base “legale” giustificare l’assassinio di Anwar al-Awlaki, il militante islamico nato in New Mexico, negli Stati Uniti, e ucciso in un attacco con un drone americano nello Yemen, nel settembre 2011. Tre altri americani, tra cui anche il figlio sedicenne di al-Awlaki, sono stati uccisi in attacchi droni. Questo memo legale, che più volte deputati e senatori Usa, avvocati e militanti dei diritti umani hanno chiesto di visionare, resta sepolto nelle stanze più segrete del Dipartimento. Di più. L’amministrazione Obama non ha mai nemmeno confermato l’esistenza del documento stesso, nonostante il “New York Times” ne abbia parlato nel lontano 2011, citando persone che lo avrebbero letto privatamente.

Più probabilmente, il documento reso pubblico da NBC è una sorta di “riassunto” preparato dallo stesso Dipartimento di Giustizia per i membri della Commissione intelligence del Senato. Nelle pagine, che non sono firmate, si spiega che l’attacco per eliminare i presunti terroristi può comportare eventuali “danni collaterali” tra i civili. Quanto alla “minaccia immediata” di attacco, gli avvocati del Dipartimento si mantengono piuttosto sul vago. Viene infatti precisato che non è necessario che “l’attacco sia in corso”, per ordinare l’omicidio. Quanto ai tribunali, il memo esclude che possano giocare qualsiasi ruolo nel controllo, revisione o eventuale fermo ad assassini già ordinati dal governo Usa.

Lo scoop di NBC è destinato, con ogni probabilità, a rinfocolare un dibattito che negli ultimi mesi è stato particolarmente vivace. Sconcerto e polemiche sollevò il discorso del segretario alla giustizia, Eric Holder, che lo scorso marzo alla Northwestern Law School disse che la garanzia al “due process”, al giusto processo, riconosciuta dalla Costituzione prima che il governo possa privare un cittadino della vita, non per forza significa che il governo debba seguire una “prassi giudiziaria”. Ancora più violento fu il dibattito seguito alla rivelazione della “kill list”, la lista di presunti terroristi da uccidere sottoposta al presidente Obama dai suoi esperti antiterrorismo ogni martedì. L’idea di un presidente degli Stati Uniti slegato da ogni limite e controllo legale e giudiziario, capace di decidere della vita o della morte di un privato cittadino, parve concretizzare le più cupe preoccupazioni dei gruppi per i diritti umani e civili.

Proprio uno di questi gruppi, forse il più famoso e attivo, l’“American Civil Liberties Union”, è intervenuto per commentare il documento di NBC. “E’ difficile credere che questo documento sia stato prodotto in una democrazia fondata su un sistema di controlli ed equilibri – ha detto Hina Shamsi, direttore del National Security Project di ACLU -. Il testo riassume in freddi termini legali uno stupefacente sconfinamento dei poteri dell’esecutivo – il potere autoproclamato di dichiarare gli americani una minaccia e ucciderli lontano dal campo di battaglia e senza nessuna interferenza giudiziaria”. Il dibattito su questo “stupefacente sconfinamento” dell’esecutivo tornerà con ogni probabilità di attualità giovedì prossimo, quando John O. Brennan, consigliere dell’antiterrorismo di Obama, architetto della strategia dei droni-killer, designato nuovo direttore della CIA, inizierà le audizioni di conferma al Senato.

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