Il consigliere regionale emiliano racconta il suo passaggio a Rivoluzione civile e si difende dalle accuse di incoerenza. "Se sarò eletto alla Camera mi taglierò lo stipendio del 50%", promette. In caso di sconfitto, "lascerò il consiglio regionale"
“Ho ricevuto minacce di morte, indicative del clima e del fanatismo che ci sono. Bisogna fare attenzione a fare credere che sia lo Scilipoti di turno. Ho detto che mi sarei ridotto lo stipendio e l’ho fatto”. E’ l’esordio di Giovanni Favia, consigliere regionale emiliano espulso dal Movimento 5 Stelle e candidato alla Camera con Rivoluzione civile di Antonio Ingroia, ospite negli studi della tv di Il Fatto Quotidiano. Un’espulsione arrivata dopo il celebre fuorionda su La7: “Mi sono trovato fuori dal movimento perché una persona (Beppe Grillo, ndr) con due righe sul blog mi ha espulso”, ha affermato Favia per spiegare la ragione del suo passaggio a un’altra formazione dopo tanti proclami di diversità da tutto il resto del panorama politico. Una volta espulso, “ho ricevuto una proposta e l’ho accettata”.
“A un certo punto mi sono accorto che il Movimento 5 stelle stava cambiando e l’ho detto a Grillo”, spiega Favia. “All’inizio pensavo che il problema fosse Gianroberto Casaleggio, ora non mi fido più neppure di Grillo”. Casaleggio, il guru tecnologico del M5S, secondo il candidato di Rivoluzione civile è un “omino del marketing”. Se non ci fosse stata “la degenerazione iniziata un anno e mezzo fa con l’espulsione di Tavolazzi, ora Grillo potrebbe vincere le elezioni”.
Sul caso delle interviste a pagamento su alcune emittenti bolognesi, Favia afferma di aver utilizzato fondi della Regione appositamente stanziati a tutte le forze politiche. “La politica ha i suoi costi”, aggiunge. “Se arriverò in Parlamento, mi ridurrò lo stipendio del 50%“, promette, “come ho già fatto da consigliere regionale, rinunciando anche al vitalizio. La parte tagliata finisce in un conto che finanzia associazioni e iniziative”. Se invece “non dovessi farcela”, annuncia, “non rimarrò in consiglio regionale”.
Sul fronte dei programmi, per la lotta all’evasione fiscale il consigliere suggerisce di “non partire dagli scontrini, ma dai grandi evasori, che si colpiscono potenziando le forze inquirenti”. Sul fronte dell’economia, Favia afferma che la priorità non sono le agevolazioni fiscali, ma gli interventi “per la piccola e media impresa. Un milione investito nei consorzi e nei distretti ne produce 16″. Molti i punti di contatto tra il programma dei 5 Stelle con quello della lista di Ingroia. Per esempio, “la contrarietà alle grandi opere”, dalla Cispadana in Emilia alla Tav.
Commentando un servizio della tv del Fatto, Favia si è detto favorevole, come Ingroia, alla liberalizzazione delle droghe leggere, e ricorda di essere un sostenitore della legge regionale emiliana sull’uso terapeutico dei cannabinoidi. Sull’immigrazione, “Rivoluzione civile è per lo ius soli, anche se io sarei stato per un progetto più ampio, sul modello tedesco”.