Il candidato civico di centrosinistra ha colto la palla al balzo e ha chiesto ai centristi il voto “utile” e disgiunto: votate pure Monti alle politiche, se volete, ma Ambrosoli alle regionali: “Per non consegnare la Lombardia e l’Italia del nord a un gruppo composto esclusivamente da interessi capaci di chiudersi in confini sempre più stretti come è la Lega. Parlo agli elettori di tutti i partiti, di tutti gli schieramenti. Le proposte che vengono fatte oggi dalla Lega allontanano le possibilità di sviluppo, quindi non mi stupisce affatto che da altri movimenti si sia capita l’inattualità della proposta del Carroccio”. Ambrosoli è ottimista e si aspetta altre dichiarazioni a suo favore: “Non ho dubbi che ciò accadrà e non mi riferisco solo a componenti o partecipanti alla lista di Monti”.
Non ci sta Albertini, il candidato presidente montiano. Al Fatto Tv ha ribadito ieri che la sua candidatura è alternativa sia a Maroni, “che ha trasformato il Pdl da Popolo della libertà in Partito della Lega”, sia ad Ambrosoli, “ottima persona, ma che sta purtroppo assieme a Sel, Fiom, Cgil, Susanna Camusso e Antonio Ingroia”.
Eppure perfino Albertini, che deve dirsi contrario alla scelta di Ilaria Borletti Buitoni, sa bene di essere più vicino ad Ambrosoli che a Maroni. Netti invece i grillini: “Per noi destra e sinistra sono la stessa identica cosa”, ha dichiarato Silvana Carcano. “Non ci interessano queste cose, chiunque dovesse vincere dei due non cambierebbe niente”.
La Lega continua la sua corsa, puntando su slogan facili come “Prima il Nord” e “lasciamo il 75 per cento delle tasse in Lombardia”. È il passpartout che apre la porta a ogni sogno. Meno ticket sanitari? Più asili nido? Più lavoro per i giovani? Pensioni più adeguate per gli anziani? Tutto è possibile trattenendo il 75 per cento delle tasse. Tutto, dice la propaganda leghista, perfino far arrivare i treni in orario. Peccato che la formula magica non sia vera e che la promessa non possa essere mantenuta. Perché non l’hanno realizzata quando erano al governo assieme a Silvio Berlusconi? È una campagna elettorale dalle promesse mirabolanti. Silvio promette di tutto, ma anche Maroni non scherza.
Il Fatto Quotidiano, 7 febbraio 2013