La Tunisia non è un paese violento, è il più pacifico di tutto il Nordafrica, proprio per questo l’assassinio del dirigente politico di sinistra Chokri Belaid ha scosso tutti, è stato un dramma nazionale. Non è l’ennesimo episodio di sangue in una scìa: è il primo e unico omicidio premeditato di tutti questi anni di rivolta prima e di democrazia conflittuale e instabile poi.
“Paolo siamo sotto choc, lo siamo tutti. E’ difficile fare analisi” mi ripete da Tunisi Fabio Merone, il sociologo e storico italiano che meglio capisce questo paese. Forse è inutile chiedersi chi è stato,se non salterà fuori in modo inoppugnabile. Lo stato di fatto è che la sinistra del fronte popolare, – che grazie anche al contributo del combattivo avvocato 49enne ucciso ieri, stava raggiungendo il 10% nei sondaggi,- e il resto dell’opposizione incentrata nel nuovo partitone borghese e popolare, modernista e nazionalista NIdaa Tunes, credono quasi tutti che sia stata Ennahda, il partito islamista al govero, ad armare direttamente o metaforicamente la mano degli assassini.
Questa percezione così diffusa ed accanita è il problema principale del momento e ha messo in crisi un governo che già da tempo cercava invano la strada di un rimpasto e di un rilancio. Come se non bastassero le accuse di coprire le violenze dei gruppi islamisti più estremi, come se non bastasse la difficoltà economica generalizzata e costante, ci si era messo anche qualche scandalo – o presunto tale – di spese pazze e simili a mettere in difficoltà l’Esecutivo politico di Ennahda.
Poche ore dopo l’indignazione e/o lo sgomento popolari per l’assassinio di Belaid, il primo ministro Hamadi Jebali – che è anche il capo della corrente delle “colombe” di Ennahda – ha preso l’iniziativa: sgombero i politici dal governo, a partire dai miei di Ennahda, e faccio un esecutivo tecnico. Col compito di garantire a tutti la transizione verso le seconde elezioni
dopo quelle del 23 ottobre del 2011. Dice di non essersi consultato con nessuno. Nel frattempo sono in pieno svolgimento consultazioni e bracci di ferro di ogni genere. Anche se è con ogni probabilità ancora il partito di maggioranza relativa, Ennahda non è in grado di continuare l’esperienza di questo governo. Oltretutto avevano detto che in poco più di un anno – entro la fined el 2012 – avrebbero fatto la Costituzione e si sarebbe tornati a votare. Ora l’opposizione chiede che si torni a votare anche senza aver fatto la Costituzione. Questo è uno dei temi caldi del
conflitto in corso.
Ma prima bisogna doppiare la giornata calda di venerdì, quando ci saranno i funerali della vittima, il lutto ufficiale e molto probabilmente lo sciopero Ugtt. ma anche l’uscita in corteo da alcune moschee, l’occasione della preghiera. A quella gran parte della sinistra e dell’opposizione che pensa che gli islamisti stiano cominciando a fare attentati, si contrappone una parte degli islamisti che pensa che tutte queste siano solo manovre dei borghesi e dei benalisti per restare al potere e rimangiarsi la rivoluzione del gennaio 2011. L’assassinio di Belaid è un inedito episodio di strategia della tensione? Non si capisce bene di quale strategia, ma intanto costringe a far chiarezza su quelle che erano già le tendenze in corso.